A 71 anni allegramente dichiarati, Loredana Bertè completa con il nuovo album Manifesto la sua rinascita artistica che l’ha portata a diventare punto di riferimento per le nuove generazioni, rendendosi credibile perfino in formato talent, ma soprattutto a riproporsi dal vivo con la sua grinta inesauribile.

Così ora, la cantante di Bagna Calabra accanto a un repertorio storico affianca nuove canzoni che la riposizionano – anche se inevitabilmente non lo eguagliano – agli stati di grazia degli Ottanta. E se Libertè tre anni fa manteneva agganci con la sua parte rock, nel nuovo lavoro scientificamente cavalca un repertorio pop, affiancandosi a Fedez, J-Ax, e ai giovani Nitro e Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari che firma il brano che apre il disco Bollywood.

CANZONI dai suoni radio friendly ma che timbra con la sua inconfondibile voce. Ne è consapevole ed orgogliosa, e si difende dalle accuse di giovanilismi eccessivi. «Tra artisti non ci sono barriere, io ho sempre amato le collaborazioni, condividere il palco, la musica con altri artisti. Vivo i feat. con Fedez, J-Ax, Nitro in modo molto naturale. Come non ho barriere di genere non ho barriere di età».

Anche se, va detto il pezzo migliore glielo scrive Ligabue: Ho smesso di tacere, storia di sopraffazioni psichiche e fisiche sulle donne, cucita sulla pelle di Loredana: «Una vicenda che – spiega – ti rimane addosso per sempre e ci fai i conti ogni giorno. Ma non dobbiamo tacere, non dobbiamo assumerci colpe che non abbiamo, le donne sono vittime, questo deve essere chiaro».

SUONI DRITTI in cassa, qualche vago sentore reggae e ancora nei testi personaggi femminili dai caratteri forti: Dark Lady, Florida e Donne di Ferro: «Per quello che è stata la mia storia artistica e di vita, la donna è sempre una figura centrale. Mi sono sempre ribellata al ruolo di donna oggetto che ci volevano e ci vogliono, ahimè, ancora dare. Sono una donna e anche per istinto porto nella mia musica i miei sentimenti, le mie sensazioni e quello che vedo intorno a me, andando contro a tutto quello che ci vogliono imporre».

La cover di Manifesto, ispirata alla Pop Art, è già simbolica e allo stesso tempo narrativa.