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Ce le ha tutte, il nuovo film di Sandra Nettelbeck, regista tedesca nota dalle nostre parti per l’indigesto Ricette d’amore. Una città, Parigi, un protagonista di lungo corso, Michael Caine, e l’inesorabile storia d’amore che scavalca decenni e generazioni ma che in realtà evoca l’inevitabile appuntamento con la triste mietitrice dotata in questo caso delle fattezze leggiadre di Clémence Poésy. Lui, anziano professore di filosofia aggrappato saldamente alle sue abitudini e al culto della moglie scomparsa, lei giovanissima, dedita alla danza, a sottolineare l’evidente differenza di passo. Ovvio che la fanciulla saprà suscitare gli ultimi bagliori del crepuscolo della vita del professore in disarmo comprendendo così a sua volta il valore della vita, al contrario dei figli dell’uomo (Gillian «X-Files» Anderson e Justin «Weeds» Kirk) attaccati a misere questioni di denaro.

La parabola morale e sentimentale è banale al punto da essere ricattatoria. Senza contare che l’idea che al termine della vita di un anziano ci sia una donna giovanissima a porgergli l’estremo saluto, è banale se non addirittura maschilista nel riciclare il solito feticcio della rigenerazione vitale come processo pedagogico. La Parigi del film, raramente così inerte al cinema, possiede il retrogusto di una confezione tutta di maniera, e di certo la sceneggiatura non aiuta, avvolta com’è nelle più banali convenzioni di un cinema immaginato esclusivamente come corollario di un brunch o di un’incursione in pasticceria la domenica.

Operazione chiaramente alimentare per un Caine in modalità gps, mette a durissima prova il nostro affetto per la sua gloriosa filmografia. Mr. Morgan è l’incarnazione di un’idea di qualità talmente anacronistica che si fatica immaginare un pubblico disposto ad accettare l’insieme dei luoghi comuni proposti anche per la sola durata della proiezione del film.