Il Movimento 5 Stelle perde pezzi. Un’emorragia che sembra inarrestabile. Con un sospetto che cresce di ora in ora: qualcuno dall’interno sta cercando di boicottare e si risponde colpo su colpo. Siamo a Palermo. Tra gli attivisti volano i coltelli. Lo scandalo delle «firme false» ha creato una frattura insanabile. I 5 candidati a sindaco, indicati dalle comunarie, si sono ridotti a due, un forfait dietro l’altro.

Da una parte ci sono i «monaci», seguaci di Riccardo Nuti, il deputato indagato dalla Procura assieme ai colleghi parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino che hanno optato per la linea dura nei confronti dei pm ma anche di Grillo, che li ha sospesi ricorrendo ai probiviri; dall’altro le «colombe», gli attivisti vicini a Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, i deputati regionali, anche loro indagati, che hanno scelto di collaborare con i magistrati ammettendo la ricopiatura delle firme nel 2012 e si sono autosospesi dai 5 Stelle. Le due fazioni se le stanno dando di santa ragione. Dopo la scissione del meet-up – «il Grillo di Palermo» da un lato, «Palermo in movimento» dall’altro – il terreno di scontro s’è spostato sul voto per le comunali di primavera.

I «monaci» stanno facendo ritirare uno dopo l’altro i candidati votati online dai 564 iscritti al blog in occasione delle comunarie, da cui era venuta fuori una lista con 37 aspiranti consiglieri e una rosa di 5 aspiranti sindaci. I grillini non erano riusciti a esprimere 40 nomi, tanti quanti se ne possono presentare all’ufficio elettorale, perché il numero di donne è risultato esiguo rispetto alla norma sugli enti locali che in Sicilia impone la doppia preferenza di genere. Ma anche quel risicato 37 si sta riducendo giorno dopo giorno.

La prima a dare forfait è stata Tiziana Di Pasquale, ritenuta molto vicina a Nuti, anche se lei ha smentito più volte: era nella top five per correre come sindaco, ma ha scelto di tirarsi indietro, rinunciando pure al posto in lista. Stessa scelta, ma su fronte opposto, ha fatto Giulia Argiroffi. La sua intenzione l’aveva comunicata per mail allo staff di Grillo prima delle «graticole» – il confronto pubblico tra i candidati a sindaco celebrato lunedì scorso in un cinema di Palermo alla presenza di un centinaio di persone – ma aveva accettato l’invito a fare comunque il dibattito per non svilire ancora di più l’incontro; Argiroffi rimane però nella lista degli aspiranti consiglieri, evitando la catastrofe. Lista che però continua a perdere pezzi. Con un post su Fb, Ivana Cimò, anche lei considerata tra i «monaci», ha ritirato la sua candidatura, un bel guaio per il M5S. Ieri sera si è tirato fuori Albero Munda, anche lui nutiano. E dopo di lui, Giancarlo Caparotta: rimane il lista ma si è tolto dalla rosa dei candidati a sindaco, ancora una volta con un post su Facebook. Così la lista al consiglio scende a quota 30. E c’è chi non esclude altri forfait imminenti.

Per scongiurare il tracollo avanza l’ipotesi tra le «colombe» di una richiesta di deroga a Grillo per rimpiazzare in lista chi si è tirato fuori. Se ne parlerà però dopo il voto online sul sindaco, in programma a giorni, per evitare di gettare altra legna sul fuoco ardente.

Adesso sono solo due i nomi su cui gli iscritti al blog si potranno esprimere: l’avvocato Ugo Forello in quota «colombe» (potrebbe portare i voti di un pezzo del mondo dell’associazionismo essendo tra i fondatori di Addiopizzo) e il poliziotto Igor Gelarda. Quest’ultimo è considerato l’outsider, può contare sul sostegno di un gruppetto di attivisti rimasti ai margini per anni perché in rotta con i «monaci» e tornati in auge dopo lo scandalo delle firme. Non è ben visto neppure dalle «colombe» che gli contestano alcuni post razzisti e nostalgici: nelle ultime ore è circolata la voce che in realtà si starebbe muovendo per un obiettivo diverso, candidarsi alle politiche o alle regionali.

Secondo alcuni attivisti dietro al ritiro dei «monaci» ci sarebbe una strategia precisa, appoggiare Gelarda per fare uno sgarbo a Forello, il grande nemico, ritenuto «il manovratore» che ha convinto i due deputati regionali a collaborare con i pm. Oppure come ultima chance una lista alle comunali in contrasto con quella ufficiale M5S. Scopo: disperdere i voti degli elettori grillini.