4 dicembre 2011: il primo episodio di una nuove serie satirica inglese, Black Mirror, racconta una storia stranamente dark. Una principessa viene rapita e il suo rapitore chiede come riscatto un atto oltraggioso e cioè che il Primo Ministro Britannico Michael Callow (Rory Kinnear) abbia un rapporto sessuale con un maiale in diretta Tv. Quattro anni dopo vengono pubblicati alcuni estratti da Call Me Dave, biografia dell’attuale Primo Ministro David Cameron scritta da un suo ex alleato (ormai molto ex) Lord Ashcroft, nella quale quest’ultimo racconta di come il giovane Cameron abbia compiuto un atto similmente oltraggioso con un esemplare della specie suina. L’autore di Black Mirror, Charlie Brooker – fra l’altro critico famoso – in un tweet si dice sorpreso di aver filmato «un documentario» e poi in un’intervista al Guardian nega di essere stato a conoscenza della faccenda: «Non avrei probabilmente fatto lo sforzo di scrivere un episodio di una commedia/fiction se lo avessi saputo. Mi sarei messo a gridarlo nel traffico». Nonostante le similitudini, ciò che mi colpisce maggiormente è come la versione ‘reale’ sia la peggiore tra le due. Callow è sicuramente un politico, forse un uomo debole, ma alla fine fa la cosa giusta, sacrificando la sua dignità e probabilmente la sua carriera per il bene di qualcun altro. Invece secondo la biografia di Ashcroft, Cameron ha fatto ciò che ha fatto come rito di iniziazione di un club: la Piers Gaveston Society. Questo club è formato da dodici discepoli maschi, tutti studenti dell’università di Oxford. Secondo alcune indiscrezioni anche Hugh Grant e Boris Johnson, sindaco di Londra, ne sono stati membri e il club ha una certa reputazione per un uso sfrenato di sostanze stupefacenti e bunga-bunga all’inglese. Nell’altro famoso ‘dining club’ per ricchi – il Bullingdon Club di cui Johnson e Cameron sicuramente hanno fatto parte – sono i soldi e il disprezzo per i poveri che contano: con soci che bruciano banconote da 50 sterline davanti ai senzatetto come rito di iniziazione ed atti di vandalismo che distruggono i locali alla fine delle cene. Chiaro esempio del famoso sangue freddo inglese!
Dall’altra parte abbiamo il nuovo capo del partito laburista, Jeremy Corbyn. Mentre Cameron e i suoi amici distruggevano i ristoranti di Oxford e dintorni, Corbyn lottava contro l’Apartheid e manifestava contro le armi nucleari. Ma è Corbyn il nemico numero uno della stampa. L’imbarazzo di Cameron è visto come una buffonata e non avrà alcun peso dal punto di vista politico. Nessuno, sentita la notizia del Pig-Gate come lo scandalo viene inevitabilmente chiamato, ha esclamato: «Davvero? Lui?» Tutti invece abbiamo commentato: «Beh, sì. Non mi sorprende». La settimana scorsa ad una cerimonia per la Regina Elisabetta, Corbyn è stato criticato duramente per non aver cantato l’inno nazionale. Per un repubblicano non credente come Jeremy Corbyn, non cantare «God Save the Queen» credo sia un atto dovuto che non dovrebbe gridare allo scandalo. Con la BBC che ignora del tutto il «Pig Gate» e un Primo Ministro infangato in maniera buffa, ci torna in mente il titolo dell’episodio di Black Mirror: «National Anthem» quasi come se la scena del primo ministro e del maiale fosse uno spettacolo che unisce la nazione! Forse si potrebbe convincere Corbyn a cantare quest’inno. In un momento di confusione così radicale le parole di chiusura de La fattoria degli animali di George Orwell sono state citate più volte: «le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due».