Il tentativo di mediazione portato avanti nelle ultime due settimane da Beppe Grillo tra Davide Casaleggio e Movimento 5 Stelle pare improvvisamente saltato. Si andrebbe verso una forma di divorzio consensuale e addirittura, secondo l’Adnkronos, Grillo avrebbe già avviato l’iter per la costruzione di un altro sito, al quale starebbero lavorando persone di sua fiducia.

IL CHE CONFERMA la ricentralizzazione degli assetti del nuovo M5S: tutto passa per il co-fondatore e per il nuovo leader da lui designato. Quest’ultimo, proprio ieri era stato disconosciuto da Enrica Sabatini, che affianca Casaleggio nella gestione della piattaforma Rousseau. «Giuseppe Conte? Ha dichiarato di non essere iscritto al Movimento 5 Stelle e non riveste, ad oggi, un ruolo riconosciuto dallo statuto per il quale possa avanzare o sottoscrivere proposte di accordo con Rousseau a nome del M5S» è la bordata al leader in pectore del nuovo corso.

ANCORA IERI Sabatini ha rivendicato i pagamenti arretrati da parte di deputati e senatori (circa 450 mila euro). Il modo migliore per uscirne pareva un punto d’incontro sulla parcella. Nei giorni scorsi ha protestato più di un eletto: «I servizi che Davide Casaleggio rivendica di svolgere per il M5S nessuno li ha mai chiesti espressamente: lui si è ritagliato quel ruolo e poi ha sostenuto la necessità che avesse una copertura economica».

UNA SETTIMANA FA Conte è intervenuto per la prima volta all’assemblea congiunta dei parlamentari. Non ha mai citato Rousseau ma ha riconosciuto l’importanza della «democrazia digitale». Ma poco prima di finire la sua relazione ha detto chiaramente: «La democrazia digitale è frutto di una tecnologia, che non è neutra. Serve massima trasparenza e massima chiarezza sul processo dei dati». Interrogata su questa affermazione, piuttosto banale per gli addetti ai lavori ma abbastanza dirompente nella storia dei 5 Stelle, Sabatini risponde: «Concordo che serva la massima chiarezza sul processo dei dati e, infatti, con Rousseau oggi abbiamo raggiunto un’eccellenza nel campo». Per il braccio destro di Casaleggio questa eccellenza sarebbe dimostrata dal fatto che il «Digital Democracy Report 2021 redatto dal Solonian Democracy Institute di Dublino ha comparato piattaforme operanti in 25 Paesi e ha attribuito a Rousseau il punteggio massimo in sicurezza sia per la crittografia che per la gestione dei dati degli iscritti». Chi cerca in rete informazioni su questo Solonian Democracy Institute scopre che è un think tank attivo dal 2017. Viene citato quasi soltanto dal Blog delle Stelle (gestito dall’Associazione Rousseau). La direttrice e fondatrice Roslyn Fuller ha un indice di Hirsch, che si usa per classificare un ricercatore basandosi sul numero di pubblicazioni e sulle citazioni ricevute, pari a zero. Se poi ci si prende la briga di andare a cercare la street view su Google della sede legale dell’organismo citato da Sabatini si viene virtualmente catapultati in un anonimo caseggiato della periferia dublinese.

SONO INDIZI che non fanno una prova. Il dato vero è ancora più sostanziale: i dubbi dei parlamentari grillini su Rousseau non riguardano né la gestione dei dati (sebbene in passato il Garante della privacy avesse ammonito i gestori del sito su questo punto) né la crittografia. Rousseau viene ormai considerata da molti eletti una scatola vuota, impiegata solo per consultazioni online ma divenuta la cassaforte del database degli iscritti grillini. Quella cassaforte non può essere esternalizzata, è la valutazione di Conte. Da qui il braccio di ferro di questi ultimi giorni.

RESTA DA CAPIRE se l’accelerazione sul divorzio porterà anche a cambiamenti sui nodi che riguardano il regolamento, a partire dal tetto dei due mandati. L’insistenza di Grillo su questo tema identitario, principio inderogabile, pareva essere un segnale lanciato a Casaleggio per ricucire e provare a stabilire un compromesso. Ora che si va versola rottura, anche la partita sulla prosecuzione della carriera di tutti i big in parlamento potrebbe riaprirsi.