«Non ho scelto di nascere a Monza, ma ho scelto di vivere a Napoli»: Matteo Brambilla, ingegnere quarantenne, è il candidato portavoce sindaco dei 5stelle alle prossime comunali partenopee. Foto di rito con Castel dell’Ovo sullo sfondo, Roberto Fico e Luigi Di Maio di fianco, poi l’incontro con la stampa ieri in uno degli alberghi del Lungomare. Accanto a Brambilla la sconfitta delle comunarie, Francesca Menna. Molto vicina a Fico, sembrava avere la vittoria in tasca ma da gennaio in poi gli equilibri nel Meetup partenopeo sono cambiati: un gruppo di 36 attivisti (animatori del gruppo segreto su Facebook «Napoli libera») è stato espulso a febbraio perché accusato di «manipolare il libero confronto» per determinare il candidato sindaco; la fazione più ortodossa, detta “dei talebani”, si è organizzata con due candidati, Stefania Verusio e Brambilla che, a sorpresa, le ha scavalcate con 276 preferenze su 574 votanti.

Menna sembrava destinata a lasciare il Movimento invece ieri ha chiarito: «Siamo un gruppo e facciamo gioco di squadra. Sarò in lista come consigliere comunale». Assente Verusio, il “lombardo napoletano” (di fede juventina) ha raccontato dell’incontro con la città nel 1992 e poi la decisione di trasferirsi nel 2006 per amore. Brambilla vive a Chiaiano, lì nel 2008 ha partecipato alle lotte contro la discarica, poi realizzata grazie ai poteri commissariali, all’interno del Parco delle Colline: «Ho sempre lottato per ottenere le cose – ha spiegato – proprio come Napoli, dove la gente lotta tutti i giorni per conquistare cose che sono dovute».

Non è preoccupato delle dimensioni ridotte della base del movimento: «Non ho il problema di vergognarmi di aver avuto voti da persone pagate per andare ai seggi». Il riferimento è alle primarie Pd finite in polemica. Riciclo e riuso, bonifiche, acqua pubblica le battaglie su cui puntare, ma se si fanno domande specifiche le risposte non arrivano: bisogna attendere che venga ultimato il programma elaborato nei tavoli tematici.

Niente guanti bianchi per gli avversari: «Sulle ecoballe c’è scritto sopra Antonio Bassolino. A Vincenzo De Luca ho dato della “lota” su Facebook, cioè acqua mista a fango, perché vuole metterle nelle cave, magari a Chiaiano, sempre a danno della salute dei cittadini». Insulti anche a Matteo Salvini: «Usa le canzoncine antinapoletane per andare a Roma e drenare soldi verso il Nord». Niente accordo con il sindaco, in corsa per la rielezione, Luigi de Magistris: «Ha 13 liste che lo appoggiano, dovrà mettere insieme tanti pezzetti e non potrà fare una politica coerente».

Se si chiede degli espulsi, la replica di Di Maio è lapidaria: «Quello che avevamo da dire lo abbiamo scritto nel documento di espulsione». In contemporanea, ieri, si è tenuta anche la loro conferenza stampa. A Roma gli ex 5Stelle esclusi dalle consultazioni per il Campidoglio hanno deciso di rivolgersi al tribunale. A Napoli potrebbe succedere lo stesso: «Stiamo valutando se presentare anche noi ricorso», ha spiegato Luca Capriello, componente del gruppo «Napoli Libera». «La struttura giuridica del Movimento deve chiarire aspetti opachi. Non vorremmo però togliere la soddisfazione ai napoletani di vedere scritto il nome Brambilla sulla scheda», aggiunge ironico.

Il gruppo a breve si costituirà in associazione politico-culturale, «Napoli Libera», sabato prossimo ci sarà l’assemblea costituente, il passo successivo potrebbe essere la lista civica: «Possiamo pescare consenso e partecipazione nel bacino dei 5S, che presentano un candidato sindaco improponibile». Non confermano né smentiscono l’ipotesi di sostenere de Magistris: «Non escludiamo nulla – prosegue Capriello -. Ma c’è delusione nei suoi confronti da parte di un pezzo di città». In sala c’è chi piange: hanno provato a rimanere nel Movimento in ogni modo, anche con lo sciopero della fame. «Non ci hanno messo alla porta, si sono chiusi dentro», spiegano. Roberto Ionta, che si era proposto come portavoce sindaco, ce l’ha con Fico: «Ha dimostrato tutta la sua incapacità. Non è riuscito a portare avanti il suo candidato naturale, Francesca Menna, né a creare una classe dirigente. Hanno scelto un candidato, di cui proprio non ricordo il nome, e fatto accordi sottobanco con de Magistris».