Il crinale sul quale si muovono i grillini nello stillicidio della crisi consiste nel continuare a intonare il mantra del Movimento 5 Stelle come «partito della stabilità» ma al tempo stesso riattizzare la fiamma della polarizzazione, con Matteo Renzi individuato come esponente della politica da combattere.
Solo che il leader di Italia Viva è ancora un formale alleato di governo. Un esempio del tentativo di salvare capra e cavoli, il governo e la polarizzazione antirenziana, viene dalle dichiarazioni del sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Buffagni, che miscelano polemica e disponibilità a trattare. «Non abbiamo problemi ad accogliere le buone proposte di quelli che nel 2016 dovevano ritirarsi dalla politica – scrive Buffagni su Facebook mentre è ancora in corso il vertice di maggioranza sul Recovery Plan – Non si può vincere con chi non si arrende mai; ditelo anche agli amici di Verdini!». Sulla stessa linea il capodelegazione Alfonso Bonafede: «Qualcuno dice che si opporrà ad ogni tipo di spreco nel Recovery Plan – scandisce il ministro della giustizia – Benissimo, siamo noi quelli che in Italia hanno combattuto contro vitalizi, aerei di stato inutili e pensioni d’oro. Il Movimento 5 Stelle è pronto ad accettare la sfida». Poi ancora: «Il M5S non ha bisogno di creare tensioni per farsi sentire: le idee, i contenuti e i progetti, quando non sono fragili o non servono per coprire altri obiettivi, non necessitano di urla e parole, ma soltanto di lavoro».
Mentre scorre un’altra giornata di attesa e tensione, nel M5S procedono anche le intricate manovre di riorganizzazione e posizionamento interno. C’è il seminario online organizzato dalla corrente «Parole Guerriere», quella che in questi mesi ha più spinto per strutturare il M5S in una forma che ricorda molto quella tradizionale. Partecipa anche il sottosegretario agli interni Carlo Sibilia, che trova il modo di difendere il presidente del consiglio. «Giuseppe Conte ha ottenuto il massimo in un momento difficile, trasformando l’Europa dell’austerità in quella del Recovery fund», dice Sibilia ai convenuti.
Le (attese) esternazioni di Luigi Di Maio sono più o meno dello stesso tono, dopo i giorni in cui si era chiuso in un silenzio da molti considerato pieno di ambiguità: «Lavoriamo tutti a un patto di governo più articolato che dia certezze sui temi ad ogni forza politica, ma insieme a Giuseppe Conte che va rispettato e sostenuto». Ma lo stesso Di Maio nel complesso scacchiere parlamentare perde un colpo. Alla corsa per guidare gruppo alla camera non partecipa Emilio Carelli, ex direttore del Tg5 che veniva considerato il candidato espressione dell’ex capo politico. La carica se la contenderanno il capogruppo uscente Davide Crippa e Luigi Gallo, deputato campano aderente proprio a «Parole Guerriere».