Il voto delle europee segna la fine di una funzione che il M5S si è sempre vantato di svolgere: quella di impedire che il malessere prodotto dalle politiche di austerità e dalla degenerazione del sistema dei partiti sfociasse in astensionismo di massa ed alimentasse la destra.

Questo per un po’ è stato anche vero, ma, adesso, si è prodotto un fenomeno opposto: sei milioni di votanti in meno ed altrettanti voti persi dal M5S; una nuova destra radicale e populista ha divorato quanto di moderato c’era in quell’area ed ha attratto a sé un altro milione di elettori dal M5s e dalla stessa area di centro-sinistra.

Così, dopo il terremoto del 2018, la nuova scossa ha prodotto una implosione del M5s ridotto al 17%, e ci mette di fronte ad nuova destra riorganizzata che si attesta al 50%. Sul versante opposto un Pd che arresta la sua emorragia di voti, ma non mostra capacità attrattive né verso l’elettorato perduto né verso quello in movimento ed una sinistra radicale il cui ennesimo e generoso tentativo di accorpare in extremis chi ci sta si infrange di fronte ad uno scontro tra titani che richiama a schierarsi ed a non disperdere il voto.

Si esaurisce così la funzione argine verso l’astensione svolta dal M5s, mentre la funzione traghetto, svolta attraendo anche elettorato di sinistra e proiettandone il malessere verso lidi populisti, produce i suoi effetti nefasti nello sfondamento di Salvini.

L’implosione del M5s nasce da diversi fattori: un appannarsi dell’identità – sotto l’equivoco del né destra né sinistra – proprio mentre la Lega rafforzava la sua identità di destra; una forte accentuazione della funzione del capo politico non compatibile con le esigenze di flessibilità ed articolazione che deve avere un movimento, soprattutto se esso è giovane e deve favorire l’emergere di forze nuove; il ricorso alla trovata del contratto di governo per spiegare l’alleanza con una forza abbastanza diversa che non poteva che generare una instabilità permanente che può risultare mobilitante fino ad un certo punto, ma non oltre; l’aver puntato su obiettivi specifici mirati a particolari categorie, come il reddito di cittadinanza, che hanno alimentato aspettative difficili da soddisfare e creato anche esclusioni e disillusioni; l’essere arrivati troppo presto alla prova del governo ed impreparati su dossier, come Ilva, Tap e Tav che erano in stato avanzato…. .

Queste e altre contraddizioni hanno generato il crollo elettorale e mettono il M5s di fronte a scelte vitali. Vedremo come esso reagirà, ma è certo che si è creata una nuova larga schiera di elettori delusi che scelgono l’astensione e che, in queste elezioni, non sono stati attratti né dalla proposta del Pd né da quella della sinistra. E sembra abbastanza certo che buona parte di essi sono stati mossi da scelte come il voto per Salvini sulla Diciotti, le soluzioni trovate su questioni ambientali che erano state bandiere elettorali ed, in generale, dalla subordinazione alla direzione politica imposta da Salvini.

Si apre, perciò, una nuova fase di doppio movimento. A livello politico vedremo ripercussioni sul governo e conseguenze sul ruolo delle opposizioni. Ma è a livello sociale che occorrerà al più presto costruire una relazione con i tanti soggetti che si sono chiamati fuori dal voto ed i non pochi che il sistema elettorale ha privato di rappresentanza. È a questo elettorato che va rivolta l’attenzione della sinistra e del Pd. Sapendo che tra questi elettori ci sono molti giovani e che c’è una forte sensibilità sui temi ambientali.

Speriamo di non essere trascinati nel dibattito tutto politicista su nuovi scenari, alleanze, governi di transizione più o meno tecnici. Sarà necessario parlare anche di questo. Ma se vogliamo dare voce ai soggetti di cui abbiamo parlato ed anche costruire dal basso uno schieramento sociale per contrastare la deriva a destra sarà necessario anche che vi sia chi si dedica a costruire sedi, occasioni di lavoro e ricerca comuni, a generare una nuova alleanza dal basso tra ispirazioni ed aspirazioni di sinistra e sensibilità e culture ambientaliste. Il lavoro da fare non manca, ma va fatto uscendo dai recinti della cultura di sinistra ed ambientalista per fertilizzare terreni nuovi e coltivare nuove piante.