Niente da fare. Anche questa volta il corteggiamento che da mesi Michele Emiliano conduce nei confronti del M5S non è ha prodotto alcun frutto. Almeno non politico perché ieri, in realtà, un effetto il neogovernatore della Puglia lo ha ottenuto, anche se diverso da quanto avrebbe sperato. Una diffida urgente presentata contro di lui dalle consigliere regionali grilline che Emiliano aveva nominato assessore della nuova giunta. Gesto che non è piaciuto alle dirette interessate. «Un atto di violenza istituzionale inaudita», è stato il commento di Antonella Laricchia, Rosa Barone e Viviana Guarini alle quali, nel caso avessero accettato, sarebbero andate rispettivamente le deleghe all’Ambiente, all’Agricoltra e alle Risorse umane. E dal blog Beppe Grillo ha rincarato la dose definendo l’ex magistrato addirittura «un satanasso». E lui? «Mi trattano come se il mio fosse un gesto di stalking politico», ha commentato un po’ sorpreso dalla reazione in effetti esagerata dei grillini. «Con il mio gesto di offrire degli assessorati al Movimento 5 stelle in realtà ho chiesto aiuto al movimento di Grillo per risolvere un problema di parità di genere. Naturalmente sono interessato anche alla qualità degli esponenti del M5s».
All’origine di quest’ultima polemica c’è la legge elettorale regionale approvata in fretta e furia dalla precedente amministrazione Vendola e che esclude la doppia preferenza di genere. Il risultato è stato che alle elezioni di maggio il centrosinistra è stato capace di non eleggere neanche una donna. Un problema per Emiliano, che invece avrebbe voluto una giunta equamente composta da 5 uomini e altrettante donne. I primi cinque assessori, tutti uomini, sono stati nominati con un voto on line espresso dagli elettori che hanno partecipato alle «Sagre del programma», il sito servito per stilare «dal basso» il programma elettorale di Emiliano. Restavano da nominarne altri cinque, e tutte donne per rispettare quanto previsto dallo Statuto. Due le ha nominate direttamente Emiliano e sono esterne al consiglio. Le rimanenti tre le ha scelte tra gli otto consiglieri del M5S. Scelta basata anche sulla convinzione che tra i programma del centrosinistra e quello grillino esista più di un punto in comune come, ad esempio, il reddito di cittadinanza o la necessità di una legge su conflitto di interessi.
Macché. «Un atto del genere non poteva che scaturire da politici di un partito a cui di democratico ormai è rimasto soltanto il nome», ha sentenziato Grillo sul blog, dove si fa notare come le tre consigliere «avessero da oltre un mese educatamente declinato l’offerta rendendosi disponibili a ricoprire quei ruoli di garanzia e controllo che spettano all’opposizione dalla presidenza del Consiglio alla presidenza di alcune commissioni tra cui Ambiente e Bilancio per i quali hanno attenderanno alla prova dei voti Emiliano e la sua maggioranza». E ancora:« Non abbiamo intenzione di vendere i nostro silenzio in cambio di poltrone». «Se accettassimo – ha poi spiegato Laricchia – dovremmo operare come prevede lo Statuto regionale, e cioè secondo le direttive impartite da Emiliano: non lo faremo mai, non staremo mai con i vecchi partiti responsabili dei problemi che ora vogliono risolvere».
Venerdì Emiliano presenterà la sua giunta, forte per ora di sette assessori su dieci, a Taranto, città scelta per i problemi legati alla presenza dell’Ilva. Nel frattempo conta di incontrare di nuovo i 5 Stelle sperando in un loro ripensamento. «La contrapposizione Pd-M5S fa male al Paese», ha ripetuto anche ieri il governatore lanciando l’ennesimo messaggio ai consiglieri M5S. Una professione di ottimismo che rischia di risultare inutile. La risposta, infatti, non si è fatta attendere: «Non intendiamo perdere altro tempo – hanno fato sapere i grillini -. I problemi della Puglia si possono benissimo risolvere dall’opposizione».