«Il lungo viaggio del cinema italiano. Cinema 1936-1956» è il titolo della mostra curata da Orio Caldiron e Matilde Hochkofler, allestita a dicembre scorso nell’ambito del Festival internazionale del film «Laceno d’Oro» di Avellino diretto da Antonio Spagnuolo e del bellissimo catalogo pubblicato a corredo della stessa per la collana «Viste e Riviste» diretta da Caldiron e Paolo Speranza (edizioni Cinemasud, pagg. 340, euro 18). Chi non ha potuto vedere la mostra (e naturalmente sono tanti) si può rifare con questo seducente volumone curato sempre da Caldiron e Hochkofler che ci trascina nell’argomento con il rigore filologico della struttura e dei testi e con la forza caleidoscopica di tantissime immagini in bianco e nero e a colori di copertine, foto, fotogrammi, locandine del ventennio del cinema italiano preso in esame.

La mostra e il libro si propongono di ripercorrere alcuni dei momenti più importanti e esplosivi del lungo viaggio del cinema italiano attraverso le pagine della rivista «Cinema» che, nata nel 1936 dopo l’avvio dell’Istituto Luce e prima del decollo di Cinecittà e del Centro Sperimentale di Cinematografia, all’inizio degli anni quaranta diventa la sede privilegiata delle inquietudini e delle aspirazioni di un gruppo di giovani critici che si battono per un cinema in grado di rappresentare la realtà italiana e insieme il loro radicale rifiuto del clima opprimente del regime fascista. «Ossessione» di Luchino Visconti sarà il primo, incandescente esempio del «cinema antropomorfico» auspicato dalla rivista. Solo negli ultimi mesi del 1948 «Cinema» torna in edicola, cogliendo fin dall’inizio la rivoluzione dello sguardo partecipe e la tensione etico-politica del cambiamento che sono al centro dei grandi film del dopoguerra, ma anche le contraddizioni e le polemiche che rischiano di compromettere la vitalità di un’esperienza aperta alle contaminazioni e agli sconfinamenti. «Senso» di Visconti, «Miracolo a Milano» di De Sica e Zavattini, «Viaggio in Italia» di Rossellini fanno discutere, mentre già si richiedono nuovi parametri critici per accostarsi al cinema diverso di Michelangelo Antonioni e di Federico Fellini. La rivista chiude i battenti nel luglio 1956, in tempo per interrogarsi sul panorama dei giovani registi emergenti e sulla rinnovata vitalità del cinema popolare. Solo alla fine del decennio, puntando sull’ambiguità e la cattiveria, prende il via la commedia all’italiana.

Il libro raccoglie per la prima volta un’ampia scelta di scritti apparsi dal 1936 al 1956 su «Cinema», la rivista che più di ogni altra si è interrogata sull’identità del cinema italiano e sul suo contributo all’immaginario collettivo del nostro tempo e ripropone in riproduzione anastatica gli interventi più importanti di critici, storici e scrittori. Grazie anche all’ottimo lavoro grafico di Rosy Ampollino, il volume ci accompagna in un appassionante lungo viaggio in 40 tappe-capitoli proprio quanti sono i pannelli della mostra, ognuno dei quali riepiloga gli eventi fondamentali del cinema italiano e non solo inquadrandoli anche storicamente (Cinecittà, anno zero, A Zama con l’orologio, Schermi di guerra, Ma l’amore no, Sul set con Renzo e Lucia, Il cinema con gli stivali sono alcuni dei titoli). Poi seguendo cronologicamente i 20 anni di vita della rivista, ricostruisce per ogni anno le vicende critiche, storico-politiche e culturali per poi farci sfogliare tutti i numeri del «Quindicinale di divulgazione cinematografica» con il piacere intellettuale di rileggere articoli critici ancora illuminanti e quello degli occhi di ammirare copertine, foto di scena e fotogrammi che fanno assaporare un cinema, un clima e un modo di fare critica e informazione irripetibili.

 

«Il lungo viaggio del cinema italiano. Cinema 1936-1956»
Orio Caldiron e Matilde Hochkofler,
Edizioni Cinemasud