Che immagine abbiamo dell’Asia e cosa ci restituisce quel continente, se abbiamo la fortuna di viaggiarci? E se poi il viaggio è anche lavoro, è carotaggio di sentimenti e curiosità, che immagine ci viene restituita? Affinché ci possano essere delle risposte, è necessario porsi la domanda giusta: cosa cerchiamo in Asia?

ANDREA BERRINI sostiene di averci cercato la classe media, quella popolazione fluttuante tra la sensazione di essere nel posto giusto, e quella di esserci capitati per caso. Uno stile di vita, ancora prima che un fattore economico. E in fondo è una scusa, perché cercare la middle class è un modo come un altro per darsi un punto di partenza. Poi da tutta questa matassa è necessario cominciare a sbrogliare qualche nodo: scegliere alcune tra le tante «schede» che si sono accumulate nel tempo. Andrea Berrini, scrittore, imprenditore di microcredito ed editore con la casa editrice Metropoli d’Asia, ne mette in fila alcune di queste schede in Scrittori dalle metropoli (Iacobelli Editore, pp. 200, euro 12.90). Il quadro che emerge, tra i tanti, è sfocato rispetto al punto di partenza: i personaggi incontrati da Berrini sono ondivaghi, sia nello stile di scrittura, sia nelle proprie vite. E sono inseriti in un mondo che cambia in fretta. Si tratta di scrittori e scrittrici in bilico.

DAL CINESE ZHU WEN (Se non è amore vero allora è spazzatura, Metropoli d’Asia, 2011) ruvido come i suoi libri, ad Annie Zaidi, una «scoperta» di Berrini con la quale intraprende una discussione sulla non fiction che aprirebbe un’altra profondità da esplorare; fino ad arrivare all’«anarchico» Ou Ning, intellettuale cinese. Ma su tutti c’è Hoe Fang, straordinario personaggio di Singapore, forse perché della città stato si sa sempre poco; Hoe Fang studia, si laurea e fonda una rivista, Breakthrough; ha un discreto successo. Ma Hoe Fang cambia vita: si fa assumere alla Singapore Airlines. Buono stipendio, anzi ottimo, e intorno la città simbolo dell’ordine e della disciplina.

DIRIGE CENTO PERSONE, si mette in aspettativa. Stati uniti, due anni in autostop. Poi torna, si licenzia, vivacchia e tra il 1987 e il 1988, gli anni della contestazione a Singapore, apre una stamperia. Singapore cresce, arriva la pubblicità. Hoe Fang si specializza in advertising: offre anche servizi di copy, dirige le campagne e fa un sacco di soldi. Poi stampa un libro e crea la Ethos Books, la sua casa editrice. «L’Asia, scrive Berrini, è diventata la fabbrica del mondo, e nel tempo che ho passato a indagarla ha già modificato traiettoria. Fabbricava la bassa qualità per il consumatore occidentale: si è mutata in un continente potente, pronto a fronteggiarci e primeggiare».

IMPOSSIBILE uscire da questa constatazione: il confronto con l’Asia parte sempre da noi. E come l’immagine dell’Asia, in particolare della Cina, è stata raccontata nella letteratura italiana, finendo per fissarne la posizione nel nostro immaginario condiviso, lo racconta Danilo Soscia in Forma Sinarum, personaggi cinesi nella letteratura italiana (Mimesis, euro 10 euro). Il volume di Soscia è lo specchio della ricerca di Berrini, è la cristallizzazione – via via cangiante – dei nostri pregiudizi o considerazioni nei confronti della Cina. Dal racconto di un posto misterioso, capace di raccogliere miti e favole proprio perché apparentemente irraggiungibile, fino a diventare un continente su cui esprimere un principio di supremazia. Poi c’è l’immaginario di uguaglianza dell’epoca maoista, fino all’apparente rovesciamento, ancora una volta, del senso: il «cinese senza volto» che rappresenta i nuovi proprietari di una fabbrica italiana.

SI PARTE con Il Milione, la cui gestazione o esistenza è essa stessa una storia romanzesca. Come scrive Soscia, «benché esso sia il frutto dell’esperienza diretta di quanto visto, ascoltato, toccato, annusato, gustato da parte del suo autore in pectore, non vi è alcun dubbio che il tono e alcuni contenuti de Il Milione varchino le soglie utopiche della letteratura. D’altra parte come rendere sulla pergamena un’esperienza irriducibile alle conoscenze a disposizione? Ricorrendo ai mostra, ai mirabilia, all’inverosimile che appare più vero del vero nel momento in cui diventa memorabile, icastico».

DAL VEROSIMILE, passando attraverso la storia della letteratura italiana e la percezione della Cina ora maestosa, ora intellettuale, ora sporca, ora disumana, si plana sulla realtà più cruda e si arriva a Ermanno Rea e il suo libro La dismissione (Feltrinelli, 2014): in questo caso il cinese protagonista «è privo di una consistenza propria, scheggia omologa di un monstrum composito che non si svela. Le intenzioni, i pensieri, le emozioni non esplodono mai in un codice espressivo decifrabile. La definizione di alieno, per quanto riduttiva, si adatta bene al profilo di questo cinese per il quale il senso delle convenzioni più ovvie è rovesciato».

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Il 19 marzo a Libri Come – Festa del Libro e della Lettura si parlerà di Scrittori dalle metropoli con l’autore Andrea Berrini, Simone Pieranni e Maria Nadotti. Per maggiori dettagli: evento fb