E’ il giorno della metamorfosi. Da grillini a radicali. Succede quando il senatore Vito Petrocelli, capogruppo al Senato del M5S, dopo aver detto che i pentastellati non parteciperanno più alle votazioni sulle riforme in segno di protesta per il modo il cui il presidente Grasso conduce il dibattito, alza un bavaglio e se lo mette sulla bocca. E come lui la stessa cosa la fanno tutti i senatori 5 stelle. Il messaggio è chiaro: ci avete chiuso la bocca, impedite alle opposizioni di parlare.
Pare di vedere un remake di Marco Pannella del 1981 quando, insieme a Roberto Cicciomessere e Marcello Crivellini, entrò alla Rai e si fece riprendere proprio imbavagliato. Allora come oggi, il fazzoletto sulla bocca rappresenta lo stesso tipo di protesta: l’informazione negata. «Con questa conduzione dell’aula il M5S non voterà più nessuno degli emendamenti», spiega Petrocelli prima di annunciare l’abbandono. «Ne prendo atto», è la replica secca di Grasso.
In realtà l’abbandono dei lavori dura poco. «Non è un Aventino, torneremo in aula per seguire gli altri provvedimenti», si affretta a spiegare sempre Petrocelli. E infatti dopo qualche ora, ma soprattutto dopo la promessa fatta da Grasso di dare maggiore spazio alle opposizioni, eccoli tornare ai loro posti. Ma ancora una volta dura poco. Quando il governo convoca le opposizioni per un tentativo estremo di mediazione, la chiamata arriva a tutti tranne che ai pentastellati. «Non hanno risposto», è la versione ufficiale di palazzo Chigi. «No, non ci ha chiamati», replicano invece inferociti i grillini. «Ho inviato degli sms al ministro Boschi per organizzare un incontro – spiega sempre Petrocelli -. Di fronte a un ministro che non ci risponde, a un presidente del consiglio che si gingilla con i tweet a prenderci in giro, noi ce ne andiamo fuori a discutere con la gente». E fuori questa volta ci restano insieme a Lega e agli ex grillini del gruppo Italia lavori in corso.
Prima di uscire, però, tocca alla senatrice Paola Taverna lanciare l’ultimo grido di indignazione. Nel mirino c’è sempre il modo a dir poco frettoloso con cui Grasso gestisce i lavori. «Se questo è espressione di cosa significa essere senatori della Repubblica, allora sono fiera di essere semplice cittadina», dice la senatrice grillina. Tanto più alla luce delle «maledette leggi» approvate e tese a «fregare i cittadini». Come le riforme in discussione che, avverte Taverna, «porteranno i consiglieri regionali condannati da nord a sud al Senato». «E’ una maggioranza schifosa, Renzi prende in giro il Paese», rincara ulteriormente la dose Petrocelli.
Dalla Sardegna, dove oggi visiterà i siti del G8 alla Maddalena, Grillo ascolta i suoi senatori parlare e approva. Anzi di più. Il leader del M5S addirittura si commuove: «Ragazzi, mi sono commosso nel vedere cosa ha fatto poco fa in aula la nostra Paola Taverna. Da brividi», chiosa sul blog. «La gente non ha il pane, alto che riforme». Sempre dal blog un post di Aldo Giannuli, storico ed esperto di legge elettorale, attacca il presidente del Senato Grasso: «E’ un fascista come afferma un senatore della Lega? – chiede -. No più semplicemente è un grigio funzionario governativo incaricato di fare del regolamento stracci per la polvere».