Faccio fatica a simpatizzare con chi abbatte statue. Magari in ritardo. Magari in nome di un nuovo potere che si afferma. Che poi così nuovo non è mai. In genere gli abbattimenti e i roghi nel fuoco delle guerre civili servono per tagliare i ponti, un rito di rigenerazione che chiude con il passato senza fare i conti con le complicità.

Ma questo non è il caso degli afroamericani né dei discendenti nei nativi che con gesti forti indicano un problema irrisolto: il suprematismo bianco delle società occidentali e degli Stati uniti in particolare e l’ingiustizia sociale che ne consegue.

E non è neanche il caso di un imbrattamento con vernice lavabile, che con la cosiddetta furia iconoclasta non c’entra proprio nulla.

Il problema cresciuto a dismisura in questi anni è il razzismo e il sessismo. Una cultura dell’odio spalleggiata da leader pericolosi apprendisti stregoni, impresari di paure e rancori. Fino a meccanismi espliciti di esclusione e segregazione. La vera novità di queste giornate è che per la prima volta esiste una mobilitazione di massa nel mondo contro razzisti, fascisti e nazionalisti. E questa è una buona notizia.

Così come sono buone notizie le mobilitazioni contro il patriarcato e contro la cultura dello stupro.

Per la prima volta, dopo anni di violenze e una narrazione ossessionata dai flussi migratori e dal machismo, negli Usa e nel resto del mondo si va sviluppando un movimento consapevole, forte, solidaristico, composto da persone di ogni età e colore.

Con una presenza di giovani impressionante, soprattutto donne. E tra i protagonisti di questo movimento ci sono anche i ragazzi e le ragazze delle piazze italiane, piazze radicali e consapevoli, e tra loro i ragazzi e le ragazze di Milano che con il loro gesto forte e politicamente scorretto hanno contribuito a indicare il punto, dare volto, dignità e nome alla vittima, Destà.

Se ci concentriamo sulle vittime forse riusciamo a comprendere meglio ciò che sta accadendo, non ciò che è accaduto. Perché non stiamo parlando solo di storia né di moralismo ma di contemporaneità e di politica, di scelte politiche inclusive, antirazziste e antisessiste.  Se ci concentriamo sulle vittime allora sarà più facile vedere i raccoglitori di pomodori, chi muore in mare o le vittime della tratta.

Evitiamo la caccia alle streghe, cerchiamo di capire quello che questi ragazzi ci dicono. Aiuta a mettersi in discussione. Anche perché non hanno distrutto nulla, se non forse qualche luogo comune.