Da ieri, il lockdown è finito, ma solo a metà. Dopo un mese e mezzo di confinamento, anche se con regole meno drastiche della primavera scorsa – le scuole sono rimaste aperte, per esempio – l’apertura è estremamente prudente. Da ieri, sono tornati liberi gli spostamenti su tutto il territorio, i treni circolano quasi normalmente, non c’è più l’aborrita «attestation», cioè la dichiarazione giustificativa per uscire di casa. In compenso, è entrato in vigore un coprifuoco drastico: dalle ore 20 alle 6, tutti in casa, salvo eccezioni (per lavoro, per assistere un famigliare).

L’unica serata libera sarà il 24 dicembre, mentre la proibizione resta di vigore per Capodanno, la serata che per il primo ministro, Jean Castex, «concentra tutti gli ingredienti per una ripresa epidemica». Il governo suggerisce un isolamento preventivo prima del Natale, e indica che la scuola sarà «tollerante» per le assenze di giovedì e venerdi’, prima dell’inizio ufficiale delle vacanze.

Il ministro della Sanità, Olivier Véran, insiste: «non siamo ancora usciti dalla seconda ondata», «11mila contagiati al giorno è ancora troppo». Il presidente, Emmanuel Macron, aveva stabilito a 5mila contagi la barra per liberalizzare. Di conseguenza, la promessa di riaprire i luoghi della cultura non ha potuto essere mantenuta. Teatri, cinema, sale di spettacolo, musei, ma anche stadi, circhi e zoo restano chiusi. Il mondo della cultura protesta, l’attrice-regista Jeanne Balibar afferma che il governo «tradisce l’Illumismo» affossando la cultura. I luoghi di cultura resteranno chiusi fino al 7 gennaio, ma potrebbe esserci una revisione più favorevole o anche un peggioramento. Il numero di contagi da giorni ha smesso di decrescere. Bar e ristoranti non aprono fino al 20 gennaio.

Il governo non ha imposto l’isolamento obbligatorio per i malati, «non c’è consenso». In due città per ora (Le Havre e Charleville-Mézières), altre due a giorni, stanno sperimentando i test a tappeto, gratis, per tutti (almeno i volontari, per il sindaco di Le Havre, l’ex primo ministro, Edouard Philippe, sarebbe già un successo se il 40% accettasse di fare il tampone). Il tele-lavoro continua ad essere raccomandato. Per i luoghi di culto, dopo le critiche del Consiglio di stato sul limite di 30 fedeli, la regola è diventata di due posti liberi e una fila di banchi tra fedeli. Oggi, c’è un ennesimo incontro con il mondo della montagna: gli impianti di risalita sono chiusi dappertutto (salvo per gli sportivi professionisti e i club di giovani). Gli aiuti pubblici, anche per i dipendenti stagionali, aiutano a passare il brutto momento.

Il Covid ha fatto aumentare drammaticamente la povertà. Si allungano le code per l’aiuto alimentare, la precarietà ha nuovi volti. Un collettivo di medici e di responsabili di associazioni chiede l’abrogazione del decreto del 10 novembre che limita l’accesso alla cassa integrazione per i lavoratori «essenziali». Denunce anche per la situazione drammatica nei centri di detenzione per migranti senza documenti, dove il Covid esplode.