Una «zona arancione» grande come tutta l’Italia, dal 22 dicembre al 6 gennaio, con bar e ristoranti sempre chiusi, divieto di spostamento fuori dai Comuni, fatta eccezione per quelli più piccoli, e coprifuoco anticipato alle 20. E’ la bozza su cui governo e Cts stanno lavorando in queste ore, non senza tensioni e difficoltà, per arrivare a un nuovo Dpcm di Natale che imprima una ulteriore stretta ai contatti sociali.

Le immagini delle vie dello shopping piene di folla, e le decisioni sul lockdown che stanno prendendo altri paesi, a partire dalla Germania, hanno spinto l’ala rigorista del governo a chiedere a Conte uno sforzo in più. Anche perché la curva dei contagi cala molto lentamente, la media giornaliera sta sempre sopra i 12mila contagi con punte più alte: ieri 12.030 nuovi positivi, con il solito calo dei tamponi domenicale (103mila) e un indice di positività stabile all’11.6%. Altre 491 vittime del Covid (superata quota 65mila), con un aumento (+30) dei ricoverati nei reparti ordinari, mentre prosegue il calo nelle terapie intensive (-63 per un totale di 3.095). Il Veneto sempre più epicentro del contagio con 2.829 nuovi casi.

CONTE IERI HA VISTO i capidelegazione della maggioranza e gli esperti del Cts, poi il Cts si è riunito fino a tarda sera, ma anche tra gli scienziati i pareri non sono concordi sul grado di lockdown da applicare. Viene ricordato che la cancelliera Merkel ha varato un lockdown duro per tutto il periodo, ma in Germania la curva sta salendo, mentre da noi c’è una timida discesa. Tradotto: stando ai parametri elaborati dalla cabina di regia, a partire dall’indice Rt nazionale sceso sotto 1, non ci sarebbe la necessità di misure hard, anzi quasi tutta la penisola sta passando al giallo con ormai poche macchie arancioni. E così anche tra gli esperti ci si chiede se il governo non abbia «troppa paura» col rischio di assumere decisioni «sproporzionate».

ANCHE IL GOVERNO È DIVISO, con il Pd e Leu che premono per la nuova stretta e Italia Viva che si oppone. Anche ieri nel summit con Conte è andato in scena il duello tra il ministro della Salute Speranza e la capodelegazione dei renziani Teresa Bellanova, che si è detta «scettica» sulla chiusura dei ristoranti. E ha chiesto al Cts le «indicazioni di merito necessarie». Il presidente della Liguria Toti è contrario e chiede di evitare «misure punitive» e omogenee in tutto il Paese.

Speranza ha già le idee chiare: «La battaglia non è ancora vinta, ci vuole poco per tornare indietro. Nelle due settimane di Natale il tasso di spostamenti si alza, dobbiamo assumere ulteriori misure per scongiurare la terza ondata». Altrimenti «saremo costretti a ulteriori restrizioni molto dure». Speranza non è entrato nei dettagli, oggi il governo esaminerà i pareri del Cts, poi servirà un nuovo passaggio con le regioni, dunque prima di domani o giovedì, spiegano fonti di governo, «non avremo il testo del nuovo Dpcm». Anche perché Conte, alla luce dei sondaggi, a differenza di marzo è molto cauto sulle chiusure e non ama parlare di lockdown.

«Serve un sì collettivo senza discutere ulteriormente tra rigoristi e aperturisti», avverte il ministro Francesco Boccia. Se decidiamo che nelle festività si fanno alcune scelte, cerchiamo di essere tutti dalla stessa parte. Serve unità». Maria Elena Boschi non ci sta: «Non è possibile un cambio di idea ogni settimana sulle chiusure, non possiamo sempre colpevolizzare i cittadini».

Sul tavolo del governo c’è anche l’ipotesi di chiusure più brevi, solo nei giorni dal 24 al 26 dicembre, 31 e 1 gennaio e poi Epifania. Ma lo stop and go rischia di confondere i cittadini e di non sortire gli effetti sperati e non convince Boccia e Speranza.

IN SENATO ATTESO PER DOMANI il voto sulle mozioni per aprire agli spostamenti tra i Comuni. Oltre a quella del centrodestra ci sarà anche una mozione del Pd che chiede al governo di consentire i viaggi tra i Comuni sotto i 10mila abitanti «per ricongiungersi con gli affetti più stretti che abitano in altri piccoli o medi comuni». La maggioranza, dopo una lunga riunione, non ha trovato l’intesa su un testo comune. Ma il nuovo Dpcm potrebbe assorbire questa indicazione.