«Non spetta a me». Sulle manovre della Fiat per aumentare la sua quota all’interno di Rcs il capo dello Stato mette le mani avanti e, alla richiesta di un intervento arrivatagli da Diego Della Valle, risponde ricordando come sia compito del mercato esprimersi sull’operazione. E questo nello stesso giorno in cui l’Antitrust decide di aprire un dossier sulla manovra condotta dalla casa automobilistica, seppure con la massima cautela come fa capire il presidente Giovanni Pitruzzella che ieri ha parlato di indagine «solo a fini informativi». Da parte sua, invece, Marchionne è tornato a ribadire quanto sia importante per la Fiat portare in porto l’operazione: «Noi abbiamo sempre avuto interessi in Rcs. Si tratta di proteggere qualcosa che è stato nel gruppo da anni, rappresenta qualcosa di valore, quindi è da proteggere come abbiamo fatto con Fiat nel 2004».
Almeno per ora, dunque, la scalata di Fiat a Rcs, e quindi al Corriere della sera, non sembra incontrare ostacoli di alcun tipo. E oggi l’azienda torinese, che ha già rastrellato azioni fino a salire il 20,1% di Rcs Mediagroup, potrebbe aumentare ancora la sua quota con l’avvio dell’asta per i diritti inoptati pari al 15% del capitale ordinario di Rcs.
Una situazione che non deve piacere affatto a Della Valle. L’imprenditore marchigiano possiede l’8,81% della casa editrice e teme la posizione di dominanza della Fiat all’interno del gruppo e le possibili pressioni che potrebbe esercitare. per questo nei giorni scorso ha scritto a Napolitano denunciando i rischi per «la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana».
Un invito che però Napolitano non ha raccolto. «Ho letto l’appello del dottor Diego Della Valle pubblicato stamattina (ieri, ndr) sulla stampa e ne ho colto l’intento dichiarato di operare nell’interesse generale di una libera e corretta evoluzione del mondo della stampa e dell’informazione», è scritto nella nota diffusa ieri dal Quirinale e in cui si fa appello «alle forze rappresentative del Paese al massimo sforzo di lungimiranza e coesione in questa delicata fase della vita nazionale».
«Della Valle può fare quello che vuole», ha tagliato corto Marchionne, mentre il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli (che con Pirelli, gruppo Pesenti e Mediobanca costituisce il patto di sindacato che di fatto ha in mano Rcs) ha polemizzato con l’imprenditore marchigiamo: «Dichiaro di no aver capito una cosa, ma forse è solo una mia incomprensione – ha dichiarato -: mi pare ce pochi giorni fa della valle avesse auspicato per Rcs un azionariato a cinque con i vecchi azionisti, è cambiata la sua posizione? E se la posizione attuale è quella che conta, chi dovrebbe essere il nuovo azionista?». Chi si tra fuori dalla mischia è invece Fabio Cerchiai. Fiat e Della valle? «Che si scontrino pure», ha detto il presidente di Fonsai (5,5% di Rcs). «Io non amo i patti, capisco che ci siano stati però da buon assicuratore credo che la finanza debba essere sempre più strumentale all’attività industriale».
Salvo rare eccezioni, tacciono invece politica e istituzioni. Come fa notare Vincenzo Vita, ex sottosegretario alle Comunicazioni. «Quello che colpisce – dice l’esponente del Pd – è che, a parte una timidissima presa di posizione dell’Antitrust, governo e Agicom ancora una volta non abbiano detto nulla, quando è evidente che la normativa potrebbe essere violata». Il riferimento è alla legge dell’editoria, secondo la quale un soggetto non può possedere più del 20% della tiratura nazionale di quotidiani. Assumendo una posizione dominante in Rcs la Fiat, che già possiede la Stampa, controllerebbe anche Corriere della sera e Gazzetta dello Sport, che sommate potrebbero superare la soglia del 20%.
«Perché all’improvviso Marchionne definisce strategico l’investimento in Rcs?», si chiede invece il tesoriere di Sinistra e libertà, Sergio Boccaduri: «Siamo stati abituati a leggere il conflitto di interessi attraverso la lente del berlusconismo. E’ evidente che il problema è molto più ampio».