Fatturati miliardari, profitti alle stelle, immuni anche al Covid visto che il mercato è quello degli straricchi. Ma dietro la leadership mondiale dei cantieri nautici liguri e toscani, quelli dei super-yacht venduti ai quattro angoli del pianeta a chi può permetterseli – Cristiano Ronaldo ne ha acquistato uno a giugno – si nascondono sfruttamento e mancanza di diritti e tutele, come ha evidenziato l’inchiesta dei finanzieri di La Spezia sul caporalato nei cantieri. Il tutto naturalmente a causa della catena di appalti e subappalti che, di fatto, provocano la destrutturazione del sistema produttivo. Creando un piccolo esercito di operai, extracomunitari ma anche nati e cresciuti da queste parti, costretti a lavorare per un pugno di euro al giorno.
“La Fiom-Cgil si sta organizzando per aprire presidi sindacali di fronte ad ogni area produttiva in tutta la costa – anticipa ora Massimo Braccini che guida i metalmeccanici toscani – perché ogni lavoratore trovi una risposta, sia tutelato e non lasciato solo di fronte ai diktat dell’impresa. Vanno verificate modalità di assunzione, retribuzioni, ore lavorate, sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro. Sono poi necessarie verifiche approfondite da parte degli enti preposti. E ci deve essere la piena responsabilità, solidale e sociale, delle imprese committenti sugli appalti”. Dove i lavoratori sono in massima parte privi del premio di risultato, e del secondo livello contrattuale.
Alla Fiom non sono rimasti stupiti dagli arresti nei cantieri nautici, perché è da anni che il sindacato denuncia, inascoltato, lo sfruttamento di molti lavoratori, soprattutto extracomunitari. “Si è sviluppato un modello distorto – ripete ancora una volta Braccini – fondato sull’arretramento delle condizioni dei lavoratori, che va assolutamente combattuto. Non è escluso che il caporalato e il grave sfruttamento di lavoratori bengalesi sia avvenuto anche in cantieri nautici in Toscana. Qui abbiamo grandi marchi di aziende tra le più importanti al mondo, che producono beni di lusso unici. Ma in gran parte dei cantieri nautici manca il rispetto delle regole, ed alla fine della catena degli appalti ci sono sempre lavoratori più deboli, spesso ricattati e sfruttati. I committenti hanno la grave responsabilità di aver creato un modello di sviluppo distorto, che abbiamo il dovere di cambiare”.
Per dare un’idea della situazione, appena dodici anni fa, nel 2008, il rapporto fra lavoratori diretti dipendenti dei cantieri nautici e lavoratori in appalto era di uno ogni cinque. Oggi c’è un lavoratore diretto, in media, ogni otto lavoratori degli appalti, in certi casi uno su dieci. Questo in un comparto in costante ascesa, che vede la Toscana leader italiana per la produzione di super yacht, grazie soprattutto al distretto di Viareggio, che vanta una produzione di oltre 2 miliardi di euro annui, pari a circa il 50% del dato nazionale, e dove si realizza il 30% degli yacht sopra i 30 metri prodotti nel mondo.
Per giunta i cantieri nautici versiliesi, e più in generale toscani, operano in massima parte su concessioni demaniali. Ma le istituzioni locali, Regione in primis, al di là delle parole in questi anni non hanno mostrato una reale volontà politica di intervenire. Sia per imporre il rispetto delle regole sulle condizioni di lavoro, che per favorire una filiera virtuosa in una eccellenza del made in Italy. “Di più – chiude Braccini – ci sono anche aree demaniali libere e potenziali, robusti investitori che potrebbero dare una scossa benefica al sistema. Ma anche qui non si sta muovendo foglia”. Chissà perché.