«I nuovi braccianti dell’ozio» è il titolo di un libro pubblicato in spagnolo nel 2006 da parte dei sociologi dell’Università di Murcia Mari Luz Castellanos e Andrés Pedreño, attento a presentare i rapporti di lavoro all’interno del settore turistico. Questi studiosi, impegnati da anni a conoscere le condizioni occupazionali in agricoltura, verificarono che le situazioni di sfruttamento, gerarchizzazione su base nazionale e di genere e svalorizzazione simbolica del lavoro proprie di tale ambito produttivo si estendevano ben oltre. Esse interessavano anche il turismo, un contesto associato solamente, e superficialmente, al divertimento e al tempo libero, che si fonda, in realtà, sulla concretezza del lavoro vivo di tantissime persone, stimate nel 2019 dall’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite in circa 300 milioni, pari al 10,6% del totale degli occupati a livello mondiale.
Questo lavoro risulta molto spesso malpagato e con basso status sociale. Con questo tipo di economia e qualità dell’occupazione si è confrontata, tra il 2015 e il 2019, la ricerca che Francesco Eugenio Iannuzzi, attualmente assegnista presso l’Università di Padova, ha pubblicato nel libro Assemblare le differenze. Il lavoro nell’industria alberghiera veneziana per l’editore Guerini.

Il parallelo con la situazione in agricoltura è motivato anche dai processi di internalizzazione che hanno riguardato il turismo. Questi processi interessano la manodopera, sempre più multinazionale in entrambi i settori; i consumatori, con la moltiplicazione delle provenienze nazionali sia dei turisti sia dell’export agricolo; le strutture e filiera produttive, relativamente alle proprietà degli alberghi e alla gestione delle strutture ricettive così come delle imprese nel caso delle catene agroalimentari.

L’analogia con l’agricoltura, specificamente quella italiana, è ancora più evidente per quanto riguarda il lavoro. Così come per il Made in Italy agricolo, anche in quello turistico, di cui Venezia è un modello, «il lavoro è un convitato di pietra», scrive Iannuzzi. La questione del lavoro è occultata. A Venezia, come, più in generale, nel processo di turistificazione delle città in molti territori nazionali. È come se il turismo si facesse da sé: in assenza di lavoratori e lavoratrici. E, dunque, in assenza di norme del lavoro, conflitti sindacali, lotte e negoziazioni per salari e riconoscimenti sociali.

In questo senso, il turismo è visto e pensato, e, quindi, governato e sostenuto, esclusivamente dal punto di vista delle imprese e, quindi, del numero di visitatori e dei soldi che essi spostano. Tutto il resto, in particolare il lavoro, è secondario se non propriamente messo da parte. È con questa cancellazione del lavoro vivo che questo volume si misura. In un testo composto da un’introduzione, cinque capitoli e le conclusioni vengono presentate le teorie elaborate per studiare il lavoro nel turismo e le caratteristiche a livello globale del fenomeno (capitoli 1 e 2), mentre il cuore della ricerca si ritrova nei capitoli centrali, quelli sul turismo a Venezia, la cui lettura dal punto di vista di chi vi lavora come dipendente cambia del tutto la prospettiva. Attraverso 57 interviste a lavoratori e lavoratrici del settore, funzionari sindacali e manager del settore, è stata ricostruita la moltiplicazione del lavoro che ha interessato il settore negli ultimi due decenni (capitolo 3), la trasformazione delle soggettività in gioco (capitolo 4) e i conflitti che riguardano sia le condizioni di lavoro sia le discriminazioni, particolarmente presenti in un ambito con una composizione del lavoro multinazionale e fatto di stereotipi consolidati sulle relazioni tra lavoratori e clienti (capitolo 5). Al centro, dunque, vi è l’azione del lavoro, la capacità, in altri termini, delle persone occupate nel turismo di Venezia di reagire ai vincoli e alle richieste di servizio imposte non solo con tattiche e strategie di salvaguardia, ma anche di riappropriazione e uso a proprio vantaggio degli stereotipi, sebbene in un contesto difficile, di frammentazione sociale.

La ricerca si conclude su questo punto. Nel prossimo futuro bisognerà capire come la crisi collegata alla pandemia in corso cambierà il funzionamento del turismo e i rapporti di lavoro. Probabilmente, ci sarà il tentativo di far pagare la crisi ai dipendenti, intensificando i processi già in corso che questo libro ha messo in luce. Processi che, però, incorporano anche le resistenze e le offensive dal lato del lavoro, a conferma del fatto che il domani, seppure con difficoltà, non è già scritto.