Ora Rajoy agita lo spauracchio che più preoccupa mercati e istituzioni europee: una terza tornata elettorale. Tutto questo da Bruxelles, in attesa di incontrare Sanchez e Rivera e mentre quest’ultimo comunica di voler parlare con Rajoy. Il premier uscente, vincitore alle elezioni ma senza una maggioranza, accusa i suoi potenziali interlocutori: «ci sono dei veti sulla mia persone, non vogliono farmi governare».

Rivolto ai leader dei due partiti, Pedro Sanchez e Albert Rivera, che ieri hanno detto che si opporranno all’investitura di Rajoy, il premier ha detto che se queste forze politiche non vogliono «associarsi al governo», che almeno lascino governare chi ha vinto, anche se in condizioni difficili «ovvero in minoranza».
Il premier ha avvertito che dover tornare davanti agli elettori per la terza volta da dicembre «per le chiusure di alcuni» sarebbe «una follia, che la Spagna non dimenticherà per molti anni».

Rajoy, che ieri era a Bruxelles per il vertice Ue, ha annunciato che incontrerà Sanchez e Rivera al suo rientro in Spagna, per cercare di delineare accordi che gli consentano di superare il voto di investitura in parlamento. Il Pp del premier ha vinto le politiche di domenica con 137 seggi (+14) su 350 nel Congresso davanti a Psoe (85), Podemos (71) e Ciudadanos (32). Già domenica notte Rajoy ha rivendicato «il diritto di governare», proponendo una Gran Coalicion a Psoe e C’s, non escludendo neppure di governare in minoranza. Il parlamento di Madrid si costituirà il 19 luglio. Il 20 o il 21 dovrebbero iniziare le consultazioni di re Felipe VI. Il 23 potrebbe essere designato il premier incaricato.

Ieri novità, si fa per dire, anche da Ciudadanos. Il leader del partito Albert Rivera, ha telefonato a Mariano Rajoy e al socialista Pedro Sanchez per proporre un dialogo tripartito per la formazione di un nuovo governo che guidi la Spagna dopo le elezioni di domenica.

Lo hanno riferito fonti di Ciudadanos, quarta forza del parlamento di Madrid. Ma Rajoy, il cui partito Popolare ha ottenuto il maggior numero di voti, ha gettato acqua sul fuoco. Il primo ministro ad interim ha affermato che dovrà prima partecipare al Consiglio Europeo sulla Brexit e poi inizierà a consultarsi con gli altri partiti. Sanchez ha risposto che il primo passo spetta a Rajoy. L’iniziativa di Rivera di fatto è il primo tentativo di far ripartire il dialogo all’indomani del voto di domenica.

Sul fronte Podemos, il partito continua a ricercare le ragioni della delusione elettorale. Ieri Carolina Bescansa una delle dirigenti più importanti di Podemos, ha spiegato che l’astensione potrebbe essere proprio la causa dei voti mancanti, l’ormai celebre milione. In attesa di sapere gli esiti della consultazione e del lavoro dell’agenzia demoscopica richiesto da Podemos, l’atmosfera all’interno dei viola sembra tranquilizzarsi, in attesa della resa dei conti.