Le influenze, i prestiti e gli incroci fra la cultura pop italiana e quella giapponese sono oramai un dato di fatto e parte dell’attività e dello sviluppo artistico che contraddistingue la nostra contemporaneità. L’influenza di anime e manga sulla generazione nata dopo i settanta in Italia, ma anche il cinema di genere della nostra penisola, soprattutto spaghetti «macaroni» western e horror, su una fetta di popolazione nipponica, sono solo alcuni degli esempi più macroscopici. Esistono però alcune ibridazioni culturali più di nicchia e che non sono ancora molto conosciute dalla grande massa, spiccano ad esempio quelle relative al teatro.

Se il no ed il kabuki sono due forme di rappresentazione teatrale che godono di una certa popolarità anche oltre i confini dell’arcipelago giapponese, almeno ad un livello superficiale e di sentito dire, lo stesso non si può dire del kyogen. Trattasi di un tipo di teatro comico sviluppatosi di pari passo con il no, agli inizi serviva proprio per far distendere lo spettatore attraverso la risata fra un atto e l’altro, che nel corso dei secoli però si è reso da questi indipendente, mantenendo comunque con esso delle forti somiglianze formali. Infatti le situazioni, di solito vicende che si svolgono nel periodo medioevale del Sol Levante, anche se di tipo popolare e legate ai problemi di ogni giorno delle classi meno aristocratiche, sono solitamente rappresentate attraverso movimenti e scelte vocali molto stilizzate.

Una buonissima occasione per scoprire il kyogen e vedere come si possa ibridare con diverse forme di culture, in questo caso quella italiana, si avrà la sera del prossimo 27 maggio a Bologna al Piccolo Teatro del Baraccano. Nel corso della settima edizione del Festival NipPop, manifestazione che quest’anno sarà dedicata all’estetica del grottesco e del mostruoso nella cultura giapponese, il maestro Luca Moretti infatti porterà in scena L’Italo Kyogen dei Mostri, uno spettacolo composto da due pièce teatrali dove i protagonisti sono esseri sovrannaturali appartenenti sia alla tradizione giapponese che a quella occidentale.

Allievo di celebrati maestri giapponesi, Moretti metterà quindi in scena un kyogen moderno originale nipponico, Lo Fanciulletto del Tofu, da un racconto dello scrittore Natsuhiko Kyogoku, ed uno moderno originale italiano, Di Code e Canini, da un racconto dello scrittore torinese Massimo Soumaré. Mentre il primo segue le tragicomiche vicende di un bambino-mostro giapponese che però non riesce mai a spaventare nessuno, la seconda pièce mescola e fa incontrare il folclore nipponico con quello occidentale.

Protagonisti di questo lavoro teatrale sono infatti un vampiro ed una volpe, animale magico secondo la mitologia dell’arcipelago, entrambi impegnati a districarsi dai raggiri di un monaco guerriero.
Ma è a livello linguistico e di messa in scena che la sperimentazione e l’ibridazione fra le due culture ed i due contesti si spinge ancora più in là creando e sondando di fatto un nuovo spazio artistico, la lingua utilizzata per entrambe le rappresentazioni infatti sarà l’italiano. Un italiano mutato però in modo da poter riprodurre l’atmosfera linguistica classica del kyogen, atmosfera che sarà replicata anche grazie all’impiego di costumi, di movimenti e di strutture drammaturgiche provenienti dalla tradizione classica della farsa giapponese. Lo spettacolo sarà preceduto da una conferenza dello stesso Moretti in cui analizzerà gli esseri sovrannaturali presenti nel kyogen e come in essi si possano carpire dei riflessi della cultura pop del Sol Levante.