È ancora notte a Korogocho nella periferia di Nairobi quando inizia a snodarsi la fila degli elettori davanti al seggio elettorale: una fila composta e ordinata come se ne vedranno migliaia lungo tutta la giornata in tutte le regioni del Kenya.

Compostezza, partecipazione e maturità nell’esercizio del diritto di voto. Anche la first lady, Margaret Kenyatta, ha atteso in fila quattro ore prima di poter votare. Una decina di pazienti dell’ospedale di Embu sono stati portati ai seggi in ambulanza, mentre un elettore, Patrick Atindo, è morto subito dopo aver votato.

Non si sono verificati finora problemi particolari, solo piccoli ma significativi episodi come l’arresto a Mombasa di un membro della commissione elettorale perché avrebbe avanzato richieste di denaro ad alcuni candidati in cambio di un aiuto (kitu kidogo) per le elezioni: consegnava agli elettori doppie schede elettorali.

Sul versante opposto è stato arrestato il responsabile della pianificazione urbana di Bomet per un tentativo di corruzione, prontamente difeso dal governatore uscente Isaac Ruto secondo il quale «il problema è causato dal partito di governo che intende intimidire i miei sostenitori».

Il governatore di Machakos, Alfred Mutua, ha denunciato ripetuti tentativi di compravendita elettorale sostenendo che venivano dati 200 ksh (due euro) a chi avesse votato la candidata dell’opposizione.

Nelle zone di Turkana nord, Samburu e Baringo si è poi iniziato a votare solo nel pomeriggio per le difficoltà causate dalle ingenti piogge e in alcuni seggi si sono verificate carenze di schede o ritardi dovuti alla mancanza di sigilli nelle scatole contenti le schede elettorale, come a Mvita (Mombasa). In un seggio di Kisumu il ritardo è stato causato dal malfunzionamento di alcuni kit elettronici.

Il presidente uscente Uhuru Kenyatta ha invitato i keniani «a votare in pace e a stare insieme con i propri vicini a pranzo, senza guardare da dove vengono, quale sia il loro colore, la loro tribù o religione e attendete i risultati».

Raila Odinga, dell’opposizione, si è detto fiducioso e pronto a festeggiare e ha invitato i suoi sostenitori a lasciare i seggi dopo il voto.

Il ministro degli interni Matiang’i si è impegnato pubblicamente per rassicurare gli elettori, ha garantito il dispiegamento di 180mila soldati per lo svolgimento pacifico delle elezioni e ha raggiunto l’obiettivo. Ora si attende che la stessa maturità dimostrata nel voto si verifichi anche nell’accettarne il responso.

Essere consapevoli, come ha spiegato Macharia Gaito, giornalista del Daily Nation, che alla fine «al vertice della democrazia c’è una piccola persona, in una minuscola stanza che fa un piccolo segno su un foglio di carta»: garantire la libertà di questa scelta è tutto.

Ma se è vero quanto dimostrato da Dacher Keltner, docente di psicologia all’università di Berkeley, che i soggetti in posizione di potere sono impulsivi e meno consapevoli dei rischi; se è vero che i loro sostenitori fanno fatica a distinguere il carisma dal narcisismo; se è vero che è in vantaggio il presidente uscente 57% contro il 41% di Odinga, allora l’attesa del Kenya è appena cominciata.