Profonda è ancora la ferita dei terremoti che hanno colpito l’Italia centrale tra il 2009 e il 2016. Il jazz italiano per le terre del sisma – la manifesestazione che si è tenuta dal 31 agosto al 3 settembre ha fatto bene ad evidenziarlo attraverso la musica, la solidarietà, la mobilitazione di jazzisti e pubblico; la sua chiave, però, è positiva, rivolta al futuro ed alla ricostruzione. Partita da Scheggino e passata per Camerino, la rassegna ha avuto un momento significativo il 2 ad Amatrice, dove le macerie ancora dominano il paesaggio. Di fronte al futuro centro polifunzionale (a cui andranno tutti i fondi raccolti dall’iniziativa, anche per la vendita del libro fotografico ”Il jazz italiano per Amatrice”, curato da MIDJ) hanno suonato Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, in un evento di apertura promosso dalla Croce Rossa Italiana (proseguito nel piazzale dell’ex Istituto Alberghiero).

A L’Aquila – come nella I edizione del 2015 – si è concentrata la maggioranza degli eventi domenica 3: diciotto palchi disseminati nella città, circa settecento jazzisti italiani di varie regioni e generazioni (secondo un criterio di rotazione) che hanno suonato gratuitamente, musica dalle 11 fin oltre l’una di notte (gli ultimi concerti alla Basilica di Collemaggio).
Chi c’è dietro questa mobilitazione di energie positive? “Il jazz italiano per le terre del sisma” è stato promosso da Mibact, 723a Perdonanza Celestiniana, dalle città de L’Aquila, Amatrice, Scheggino e Camerino; lo sponsor principale è la SIAE ma l’evento è stato materialmente costruito dal direttore artistico Paolo Fresu, I-Jazz (che raccoglie molti festival e organizzatori nazionali), l’associazione MIDJ (Musicisti Italiani di Jazz, con la combattiva presidente Ada Montellanico) e la romana Casa del Jazz, in un coordinamento di settore non comune in Italia.

Dopo una notte di pioggia burrascosa, il sole ha accolto pubblico, musicisti e politici (dal ministro Franceschini al sindaco Pierluigi Biondi) nel concerto di apertura alla Fontana delle 99 Cannelle: un luogo fortemente simbolico per la gente aquilana, restaurato ma con nelle immediate vicinanze edifici ancora inagibili. Peppe Servillo ed i Solis String Quartet hanno dato corpo alla magia della musica, a quell’immateriale che serve al materiale per credere ancora nella vita, nella bellezza.

Certo il percorso dalla Fontana all’area dov’era la Casa dello Studente (vi hanno suonato le Saint Louis Voices) fa toccare con mano quanto ancora ci sia da ricostruire; le macerie dell’edificio, poi, sono in parte ancora lì e giustamente sono stati ricordati i 55 studenti morti durante il terremoto, compresi i molti alloggiati in case private, chiedendo con forza un “luogo della memoria”. La giornata si è poi snodata offrendo molteplici appuntamenti e percorsi. Chi scrive ha visto ed apprezzato Colours Jazz Orchestra, R.Spadoni & New Project Orchestra (con R.Cipelli, G.Falzone, M.Beggio; piazza Duomo); G.Di Cosimo “Nu” (palazzo Cappa Cappelli); M.Allulli “MatTrio” (Villa Comunale); R.Magris e M.Piacentini (basilica di san Bernardino); G.Venier e M.Corcella “L’Insiùm”, MDJ Espresso: Giovani leoni “Purple Whales” (scalinata di S.Bernardino); M.Colonna-E.Colombo-E.Fioravanti “Rashaan”palazzo Natellis). “Questa è L’Aquila che mi ricordo”, mormorava qualcuno mentre dalle 16 il pubblico è aumentato fino ad arrivare a 30.000 presenze.

Un vero peccato che la sezione conclusiva a Collemaggio, condotta da Geppi Cucciari, sia slittata di un’ora e mezza nel suo svolgimento, proponendo ad ora troppo tarda Enrico Intra (in duo con Marcella Carboni) e Marcello Rosa (con una formazione di soli tromboni) a cui, peraltro, MIDJ ha dato un premio alla carriera (sono entrambi ultraottantenni). Uno svarione organizzativo che ha visto il pubblico, complici le temperature rigide, scemare dopo il concerto di Mario Biondi (preceduto da banda di Paganico, big-band del Conservatorio de L’Aquila diretta da M.Caporale, quartetto di G.Munari e seguito dal duo F.Ambrosetti/D.Moroni) e prima dei “senatori” Intra e Rosa. Si poteva evitare. La conclusione con Gegè Telesforo, Rossano Sportiello, Remo Anzovino e Roy Paci. Nel 2018 ultima edizione della rassegna, almeno nello formula di solidarietà con cui è nata e cresciuta.