Sul palco del teatro Verdi di Montecatini Terme (PT) ci sono un’attrice e una violinista, che invitano la platea, dove siedono i delegati e gli ospiti del IX Congresso di Slow Food Italia, a ripetere insieme una frase: «Loro sono giganti, noi siamo moltitudine».

Sono parole tratte dalla Dichiarazione di Chengdu, il documento che ha chiuso il Congresso internazionale dell’associazione, in Cina nell’autunno del 2017. C’erano delegati da 90 Paesi, il che aiuta a capire quanto sia esteso e radicato questo movimento nato in Italia alla fine degli anni Ottanta: «Il mondo intero è la nostra casa. L’azione è globale: siamo una rete senza confini. Nessuno è escluso».

Senza confini, significa – secondo Slow Food – che il diritto al cibo (buono, sano, pulito e giusto) dev’essere declinato, e allora tiene dentro la qualità dell’aria, l’accesso all’acqua, i cambiamenti climatici, la tutela dell’ambiente, le migrazioni. «Nel cibo c’è tutto – dice nella sua relazione introduttiva Gaetano Pascale, presidente uscente -. Diritto al cibo significa necessariamente, per noi, anche diritto alla pace, perché il primo non potrà essere garantito finché siamo falcidiati dalle guerre. Siamo contrari a tutte le forme di violenza».

A trent’anni dalla sua nascita, oggi Slow Food Italia è quest’associazione, che parla di diritti universali. Non cerca nemici ma è contraria a tutti coloro che «avversano la dichiarazione di Chengdu con i loro comportamenti – sottolinea Pascale -. Chi mortifica la biodiversità. Chi disprezza i diritti dei più fragili, chi maltratta l’ambiente».

Lo dice in modo ancora più esplicito Raffaella Grana, che presiede l’assemblea: «Questo Congresso lo ricorderemo nel tempo, perché vi arriviamo in una situazione politica, economica e sociale particolare. Oggi più che mai tutto il nostro impegno deve essere volto alla difesa della nostra terra, degli uomini, delle culture. Slow Food c’è, e ci sarà».

Quattro anni fa, all’ottavo congresso di Slow Food di Riva del Garda, c’era il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. Mancava un anno all’Expo.

A Montecatini non ci sono esponenti dell’esecutivo (presenti Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni, e Giovanni Toti, che guida la Liguria), ma l’associazione detta lo stesso la propria agenda politica per l’Italia: serve una legge per dire stop al consumo di suolo; servono provvedimenti per regolare il settore delle sementi, tutelando chi sceglie l’autoproduzione e non l’industria sementiere; va presidiato il tema dell’apertura agli Ogm; va rafforzato, infine, l’impegno per le aree interne, che – dice Pascale – «non sono ‘svantaggiate’, perché lo spopolamento non è un dato ineluttabile, non è un fenomeno naturale ma è legato a politiche miopi ai luoghi».

Si declina così l’idea #foodforchange, per un diritto di tutti al cibo buono, sano, pulito e giusto, per ogni persona sul Pianeta.

Dopo la plenaria di ieri pomeriggio, aperta ai contributi di amici dell’associazione come Luciana Castellina o l’economista Stefano Zamagni, oggi i lavori procedono in gruppi, con la partecipazione dei delegati di tutte le condotte di Slow Food Italia e ospiti delle tante associazioni, comitati, gruppi con cui Slow Food Italia collabora.

«Guardo con molta speranza a questo Congresso. Viviamo un momento che molti considerano traumatico. Non dobbiamo avere paura, però. Non possiamo pensare di influenzare e cambiare il sistema alimentare e tutto quello che ne deriva restando soli, isolandoci sulle nostre posizioni e magari anche avendo paura di contaminarci, di incrociare strade che non sono le nostre e di ascoltare voci che suonano lontane» ha detto Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, chiudendo la plenaria.
«Dovremo avere la forza e la capacità di aprirci ed essere inclusivi verso i tanti con cui condividiamo obiettivi fondamentali come la lotta allo spreco, il superamento delle disuguaglianze, la tutela della biodiversità, l’inasprimento del cambiamento climatico, solo per citarne alcuni».

Per cominciare, Slow Food Italia ha scelto di sostenere e di aderire all’iniziativa promossa da Anpi, Arci, Libera e Legambiente, che invita tutti a indossare un indumento rosso sabato 7 luglio, ricordando i bambini morti durante la traversata verso le coste italiane.

«È tempo di fermarci a riflettere, far sentire la nostra voce e metterci davvero nei panni di tutte le persone che rischiano la vita per offrire un futuro migliore ai loro figli – spiega Daniele Buttignol, direttore generale di Slow Food Italia -. Occorre trovare soluzioni per garantire un’accoglienza sicura e solidale. È tempo di condivisione e unità, non disprezzo e paura».

Riuniti a Montecatini i 650 delegati di Slow Food Italia si vestono di rosso in occasione della foto ufficiale, questa sera alle Terme del Tettuccio.