Riformulare il capo di imputazione per l’ex presidente della Lombardia e oggi senatore «alfaniano» Roberto Formigoni, e modificare la descrizione del fatto perché non corrisponde a quanto emerso dal quadro probatorio. Il gup Vincenzo Tutinelli modifica così le ipotesi della procura di Milano (pm Filippini e D’Alessio) e rinvia l’udienza preliminare al prossimo 24 settembre.

Il processo riguarda una presunta corruzione attorno la discarica di Cappella Cantone in cui, oltre a Formigoni, sono imputati l’ex numero due del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, l’ex assessore all’Ambiente Marcello Raimondi e altre persone, tra cui Rossano Breno e Luigi Brambilla, allora alla guida della Cdo di Bergamo.

Per il gup la vicenda «è strutturalmente diversa da come emerge» dalla valutazione delle carte processuali. Inoltre, sempre per il gup, «non emergono gli atti contrari ai doveri d’ufficio».

Soddisfatto Formigoni: «Comincia ad emergere la verità. Il giudice riconosce che non ho commesso atti contrari ai miei doveri d’ufficio. Dunque l’accusa si sgretola e il prossimo passaggio riconoscerà la mia estraneità ai fatti che mi vengono addebitati e la totale correttezza dei miei atti». «Come ho sempre sostenuto – aggiunge l’ex governatore – eravamo in presenza di un’emergenza amianto e la Regione individuò l’unica discarica adatta della Lombardia».
Secondo i pm, l’imprenditore Pierluca Locatelli avrebbe versato 1 milione di euro ai vertici bergamaschi della Compagnia delle Opere su input di Formigoni.

L’ex vice presidente del consiglio regionale e l’ex dirigente dell’Arpa Giuseppe Rotondaro hanno chiesto di patteggiare e altri otto imputati, tra cui Locatelli, di essere processati con rito abbreviato condizionato. Il gup si dovrà esprimere.