Da Bruxelles Federica Mogherini smentisce categoricamente: «Non stiamo programmando alcuna operazione di terra il Libia». Eppure le anticipazioni fatte ieri mattina dal Guardian secondo le quali la missione europea contro gli scafisti non escluderebbe la possibilità di un intervento sul suolo libico, hanno fatto scalpore e creato un certo imbarazzo negli uffici dell’Unione europea.

L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue ha aggiunto di aver già chiarito all’Onu che quella che si sta mettendo a punto in questi giorni è «un’operazione navale». Escluso l’utilizzo di aerei quindi e, soprattutto, l’impiego di truppe a terra.

Per sapere chi ha ragione tra il quotidiano inglese – solitamente bene informato sulle vicende europee – e Lady Pesc basterà aspettare cinque giorni. Salvo rinvii è infatti fissata per lunedì prossimo, 18 maggio, la data in cui proprio la Mogherini presenterà al Consiglio degli Esteri dei 28 il piano messo a punto contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di uomini nel Mediterraneo. Piano limato al centimetro per renderlo accettabile oltre che a Francia e Gran Bretagna, membri europei del Consiglio di sicurezza Onu, anche a Cina, Russia e Stati uniti, Paesi dei quali occorre il via libera se si vuole che dal Palazzo di vetro esca una risoluzione che dia una cornice di legalità internazionale a qualunque intervento si pensi di fare in acque libiche. Non a caso proprio Mogherini nelle scorse settimane si è recata a Pechino, Mosca e New York per spiegare quanto accade ogni giorno nel canale di Sicilia.

Il sospetto che la lotta contro gli scafisti si trasformi in un pericolosissimo pretesto per mettere «gli stivali sul terreno» del caos libico, resta comunque sullo sfondo e viene anzi alimentato dallo scoop del Guardian.

Il giornale cita un documento di 19 pagine in cui vengono riassunti i termini della missione senza escludere un intervento a terra. «Una presenza a terra può essere presa in considerazione se viene raggiunto un accordo con le autorità competenti», è scritto nel documento in cui si spiega anche come la missione «dovrebbe richiedere una vasta gamma di capacità aeree, marittime e terrestri.

Queste potrebbero includere: intelligence, sorveglianza e ricognizione, squadre di imbarco, unità di pattuglia (aeree e marittime), interventi con forze speciali». Il tutto comprendendo anche «azioni lungo la costa, in porto o in rada». Eventuali azioni a terra potrebbe servire per distruggere le navi dei contrabbandieri e i depositi di carburante senza escludere, specifica il documento, la possibilità che si verifichino vittime innocenti: «L’abbordaggio delle navi dei trafficanti in presenza di migranti – sarebbe scritto nel documento secondo il Guardian – presenta un alto rischio di effetti collaterali, inclusa la perdita di vite».

Quello che accadrà nelle prossime settimane dipende in gran parte dalle decisioni che verranno prese nei prossimi giorni dall’Onu. Sempre per lunedì prossimo, infatti, è attesa la risoluzione del Consiglio di sicurezza e dai suoi contenuti si capiranno i margini di azione della missione europea e come si pensa di distruggere i barconi degli scafisti, particolare ancora poco chiaro. Nel frattempo i segnali che arrivano dalla Libia non sono incoraggianti, con il governo di Tobruk che mette le mani avanti e avverte l’Europa «a non toccare la sovranità delo Stato», avvertendo «tutte le imbarcazioni a non entrare nelle acque territoriali libiche se non dopo un coordinamento con gli organi competenti» Altrimenti, è la minaccia, il governo provvisorio «reagirà con bombardamenti come quelli contro il cargo turco».