Gregorio De Falco, ufficiale della Marina assurto alle cronache come esempio di funzionario devoto alle proprie responsabilità in occasione del tragico affondamento della Costa Concordia, è oggi senatore eletto nel Movimento 5 Stelle e poi transitato nel gruppo misto. È forse la persona adatta per capire cosa accade tra gli oltre cento parlamentari che non aderiscono ad alcun gruppo formalizzato in vista della partita del Quirinale.

Dal punto di vista politico questa massa di grandi elettori senza riferimento partitico rappresenta un’anomalia?
Credo di no. C’è una perfetta simmetria tra il ruolo di ciascun parlamentare che in base all’articolo 67 della Costituzione, rappresenta la nazione e il presidente della Repubblica che ne rappresenta la sua interezza. Il presidente è la massima istituzione della Repubblica, dunque non deve esserci un parametro legato a gruppi politici. Il presidente non deve dare conto alle parti politiche, ecco perché non viene eletto soltanto dai parlamentari ma anche dai grandi elettori scelti su base regionale: deve rappresentare le istanze del paese e dei suoi territori al di là della convinzione partitica.

Eppure il gruppo misto è il quarta forza del parlamento. Pensa che questa massa di deputati e senatori finirà per disegnare maggioranze inattese per il Quirinale?
È una quarta identità, più che un partito. Non ha una direzione politica unitaria. Sono parlamentari che non hanno alcun vincolo morale con una qualche indicazione di linea politica. Si tratta di un’entità tecnico-logistica, dentro ci sono persone che stanno sia in maggioranza che all’opposizione e che a loro volta si dividono in diverse forme di stare in maggioranza e all’opposizione. Questa espansione del gruppo misto deriva evidentemente dal fallimento del M5S.

Il soggetto politico in cui è stato eletto. Che invece è la prima forza parlamentare…
Il gruppo misto gioca a carte scoperte, la vera incognita sono proprio i gruppi del M5S alla Camera e al Senato. Mentre il primo non ha alcuna linea politica, i 5 Stelle dovrebbero averla ma temo non ce l’abbiano. Nelle ultime dichiarazioni Giuseppe Conte dice che rivedranno in aula il giudizio dato in giunta sul procedimento di Matteo Renzi, perché il M5S si sarebbe sempre distinto per rigore. Ma non è così da un pezzo: hanno tirato fuori dal processo Matteo Salvini.

I suoi colleghi potrebbero scegliere un presidente in base alla unica necessità di procrastinare la legislatura?
Eccome! Oltretutto con la riduzione dei parlamentari sarebbe servita una nuova legge elettorale. Lo diceva l’allora segretario del Pd. Adesso però non abbiamo né la nuova legge elettorale né Zingaretti segretario.

Qualcuno degli ex o attuali eletti grillini potrebbe decidere di votare persino Berlusconi?
Alla Camera qualcuno c’è. Sarebbe singolare. Nonostante la umana tendenza a cercare la rielezione non credo che si possa tradire se stessi fino a questo punto. Ma nel momento in cui hanno protetto Salvini dal processo per quanto mi riguarda hanno superato ogni limite. Erano chiarissime le responsabilità di carattere giuridico. Ma i 5S sottoscrissero una relazione che sosteneva che un ministro può fare quello che vuole.

C’è il rischio che il bilanciamento dei poteri salti?
La prossima elezione di un presidente avverrà con un numero di parlamentari ridotto. Bisognerebbe modificare la composizione dei grandi elettori, per non avere una super rappresentazione dei delegati regionali.

Lei si sta occupando di autonomia differenziata.
Nella legge di bilancio ci sono quattro articoli che parlano di Lep, Livello essenziale di prestazione, al posto di Lea, Livello essenziale di assistenza. Si stabilisce una procedura secondo la quale il ministro la cui materia è richiesta dalla regione chiede un parere non vincolante a un comitato tecnico di nomina ministeriale. Il parlamento è fuori gioco. E si pretende di determinare a valle il livello dei servizi, sulla sanità o sui trasporti.

Che significa, in pratica?
Per poter consentire di fruire di una risonanza entro cinque giorni dalla prenotazione servono un certo numero di macchine, che comportano costi diversi in tutt’Italia e un costo medio. Lo stato deve garantire quel livello uniforme, per questo serve un fondo di perequazione. Oggi l’unico intendimento è che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna trattengano le tasse prodotte dai cittadini italiani residenti in quelle regioni. Tutto ciò provocherà una violazione che incide sulla unità del paese e sull’eguaglianza sostanziale e formale dei cittadini. Il che non potrà che avere delle conseguenze gravi sulla tenuta sociale del paese.