Dopo il passaggio al Senato (dove la cancellazione dei risarcimenti ai familiari dei medici deceduti per Covid ha scatenato la reazione dei sindacati di categoria), il dl sulla proroga dello stato di emergenza al 31 marzo è approdato ieri alla Camera. Sulla conversione in legge nessun dubbio (il governo ha messo la fiducia) ma la discussione in aula ha dato il via a un nuovo round dello scontro in atto nel centrodestra tra Salvini e Meloni. Oggetto dello scambio il green pass.

Il dl del 24 dicembre portava la durata del pass a sei mesi e introduceva l’obbligo di super green pass per consumare al bancone dei bar; per accedere ai luoghi di cultura; piscine, palestre; centri benessere e centri termali. Da ieri, poi, il pass rafforzato è richiesto a tutti i lavoratori pubblici e privati a partire dai 50 anni di età. L’obbligo è previsto fino al 15 giugno. La misura entra in vigore mentre si discute già se eliminarla, con il sottosegretario alla Salute Costa pronto a scommettere sulla sua cancellazione in un mese e mezzo: «L’eliminazione del pass il 31 marzo è assolutamente possibile. Teniamo conto che oggi dobbiamo completare la somministrazione delle terze dosi, è ragionevole pensare che per marzo potremmo avere finito con l’allentamento delle misure, green pass compreso».

Nelle file di FdI ieri in Aula si sono presentati in assetto da battaglia: il gruppo si è iscritto a parlare in blocco allungando il dibattito di ore. Intanto Meloni attaccava dai social: «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Eppure, da oggi, chi non ha il lasciapassare del ‘governo dei migliori’ non ha il diritto di lavorare. Fratelli d’Italia continuerà a battersi contro questo green pass discriminatorio che si è dimostrato inutile nella lotta al Covid». L’attacco è anche contro “l’alleato”: «Se non si riescono a portare avanti queste questioni diventa un problema di cosa intendi quando dici che rappresenti il centrodestra. La Lega non voleva l’obbligo vaccinale e c’è, era contraria al green pass e c’è, sono contrari all’immigrazione illegale di massa e continuano a sbarcare migliaia di immigrati».

Salvini, in difficoltà, ha replicato: «Con i problemi che ha il paese non intendo perdere tempo in polemiche. Lavoriamo nel governo, perché un conto è stare fuori, e dire sempre no, un conto è stare dentro e confrontarsi con Franceschini, Speranza perché il 31 marzo finisca lo stato d’emergenza e si superino green pass e super pass». Nel M5S, poi, si sta allargando il fronte No pass, soprattutto per l’accesso ai posti di lavoro. Lunedì scorso riunione sul tema con momenti di tensione tra il deputato Gabriele Lorenzoni e il ministro Patuanelli: il primo avrebbe paragonato il pass «alle misure degli anni bui del Fascismo».