Anche grazie alla contestata legge elettorale che molti hanno visto come apripista dell’Italicum, il Pd di Rossi&Renzi si assicura 24 dei 40 seggi della nuova assemblea toscana. Visti i successi in serie dei candidati più vicini al premier, il nuovo consiglio appare politicamente blindato. Questo nonostante una polarizzazione che cancella Udc-Ncd, e riduce ai minimi termini la stessa Forza Italia (due soli eletti). Premiati al di là del risultato (15,1% per Giacomo Giannarelli ma i 316mila voti delle europee sono calati a 200mila) i 5 Stelle, che conquistano cinque seggi ed entrano per la prima volta nel palazzo. Mentre con il Pd può esultare l’accoppiata Lega-Fdi, che arriva addirittura a un 20% (da 48 a 214mila voti alla prima, da 51 a 61 mila ai secondi) che assicura cinque seggi al carroccio e uno agli alleati.

Il premio di maggioranza alla coalizione che superava il 40% era stato subito visto come un’autostrada per il Pd, che infatti aveva imbarcato solo i laico-centristi del Popolo Toscano («con loro ci sono programmi comuni», disse il segretario dem Dario Parrini), scioltisi peraltro (1,7%) nelle urne.

Di qui l’en plein del partitone toscano. Che da parte sua ha mostrato, anche in voti assoluti, di conservare l’egemonia: dai 641mila voti delle regionali 2010, con l’affluenza oltre il 60%, il Pd ne ha presi domenica 614mila, toccando il 46,3%. Il lieve calo, in una tornata elettorale analoga e segnata dal dato choc di un’astensione da record – affluenza al 48,3% – diventa però una valanga rispetto al milione e 70mila voti delle europee.

L’emorragia di consensi – ben 450mila voti in meno – in una regione con meno di tre milioni di aventi diritto, ha consigliato ai vertici del Pd di indirizzare altrove la discussione. Non verso Lega-Fdi, o verso il M5S. Piuttosto sulla Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori che supera agevolmente lo sbarramento (6,3%, con due consiglieri) senza però brillare troppo: 12mila voti in meno (da 95mila a 83mila) rispetto alla Lista Tsipras. Ma che soprattutto diventa colpevole, per Enrico Rossi e Dario Parrini, di essersi presentata «per far perdere il Pd».

Visti gli anticorpi della legge elettorale toscana la tesi appare quantomai forzata. Eppure il renzianissimo Parrini carica: «Il loro scopo di portare Rossi al ballottaggio e far perdere il Pd è fallito. E’ una sinistra minoritaria e velleitaria». Mentre Rossi, dimenticando le porte in faccia del suo partito a Sel, tira le somme così: «Se avessimo potuto continuare insieme avremmo ottenuto un risultato straordinario. Invece il risultato dell’estrema sinistra in Toscana è modesto. Ma più che questa sinistra politica che non decolla, c’è una sinistra sociale che soffre».

Pronta la replica. «Ricorderemo a Rossi che cosa è una politica di sinistra – ha risposto Tommaso Fattori – tutti i giorni, in consiglio. Noi, in Toscana come in Liguria, stiamo costituendo una sinistra di governo alternativa. Abbiamo sempre detto che il 31 maggio sarebbe stato l’inizio. Il seme è gettato e ora può solo crescere, come in Grecia, in Spagna e in Irlanda. Ci sarà una opposizione intelligente e di sinistra a partire da alcune priorità: fermare la privatizzazione della sanità delineata dalla riforma regionale, e spingere per serie politiche del lavoro».

Quanto a possibili battaglie comuni con il M5S, Fattori è esplicito: «Il dialogo può essere possibile sui punti concreti: abbiamo temi in comune, penso all’acqua pubblica e il no agli inceneritori: su questi può esserci una intesa».