Alcuni giorni fa un gruppo di giovani si è riunito sotto la sede del ministero degli interni con in mano un megafono e una copia del romanzo di George Orwell 1984. A turno hanno iniziato a leggere il libro seduti sul marciapiede davanti al palazzo ministeriale, polizia a controllarli e gente incuriosita che si fermava a filmare col cellulare. Non era un flash mob e neanche un happening letterario, si trattava di una protesta. I ragazzi e le ragazze che per tutta la giornata si sono alternati al megafono fanno parte di un collettivo chiamato «La costituzione non è un gioco», nato dopo l’approvazione a colpi di maggioranza del maxiemendamento costituzionale che ha fatto deragliare la democrazia magiara verso la deriva autocratica.

Obiettivo della protesta era il nuovo disegno di legge sulla «sicurezza nazionale» presentato in parlamento dal partito di governo Fidesz in cui vengono riscritte le regole sulla «sorveglianza coatta».

Chi sono le persone che verranno automaticamente sottoposti a sorveglianza? Secondo il disegno di legge gli alti funzionari che devono accettare questo tipo di sorveglianza sono ministri, sottosegretari, vice-sottosegretari, commissari governativi e commissari nominati dal primo ministro, i capi delle organizzazioni governative indipendenti, responsabili di uffici governativi, alti funzionari del parlamento, il capo dell’ufficio presidenziale, ambasciatori, consoli, il capo di stato maggiore, i generali, alti funzionari di polizia, amministratori delegati di aziende statali, i membri degli uffici per la sicurezza nazionale, membri del controspionaggio, i membri della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e anche le guardie parlamentari.
La legge attuale in materia stabilisce che una volta verificata l’affidabilità e la trasparenza di ogni soggetto e ottenuto il nulla osta, la persona in questione non sarebbe stata oggetto di ulteriore sorveglianza. Con le nuove procedure, invece, la sorveglianza sarà continua.

Due volte all’anno, per almeno 30 giorni, il governo potrà ascoltare le conversazioni telefoniche di queste persone, leggerne la corrispondenza e perquisire le loro case. Oltretutto, queste misure saranno estese anche ai loro familiari. Ma ciò che veramente preoccupa i costituzionalisti e le associazioni per i diritti umani è un paragrafo della legge che permette alle autorità governative di modificare i parametri di sorveglianza per decreto. In pratica, se in futuro il governo decidesse di allargare il cerchio dei «sorvegliati speciali» potrebbe farlo senza alcun passaggio parlamentare, e con la scusa della sicurezza nazionale poter controllare tutto e tutti. Inoltre, secondo la nuova legge non sarà più necessario chiedere un ordine al tribunale per raccogliere informazioni segrete su qualcuno e non è prevista alcuna possibilità di appello all’autorità giudiziaria per coloro i quali vengono accusati di essere una minaccia per la sicurezza nazionale. Saranno immediatamente licenziati.

Neanche il «grande fratello» di Orwell avrebbe saputo fare meglio. Vale la pena soffermarsi anche sul questionario che i funzionari pubblici sopra citati dovranno compilare prima di sottoporsi «volontariamente» alle procedure di sorveglianza. Tra domande di routine su alcol e droghe, spiccano quelle relative alla vita sessuale delle persone. Il questionario ungherese, infatti, chiede espressamente di elencare le relazioni extraconiugali e siccome il “gioco” si estende anche alla famiglia del funzionario, il coniuge deve rispondere allo stesso tipo di domande. Ve lo immaginate? Un altro elemento alquanto discutibile è la parte del questionario relativa alle connessioni del funzionario con i cittadini stranieri. Anche i legami su facebook e twitter potranno costituire una minaccia per la sicurezza nazionale? Al momento non è dato saperlo.

E per finire vogliamo raccontarvi un episodio che ha suscitato l’ilarità dell’opposizione e un forte imbarazzo per il governo di Viktor Orban. Due parlamentari di Fidesz hanno presentato un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza nazionale che prevede l’immediato allontanamento dalle cariche pubbliche per tutti coloro che prima del 1990 erano iscritti al Kisz, l’organizzazione giovanile del Partito comunista ungherese.

L’emendamento è stato subito ritirato dopo essersi accorti che tutti i dirigenti dell’attuale partito di maggioranza, compreso il premier, a quel tempo erano iscritti al Kisz e ricoprivano le cariche di segretari.