Sì, va bene, con Silvio Berlusconi non si può mai dire. Però stavolta il grande comunicatore sembra davvero al tappeto. Indeciso, invecchiato, provato, alla disperata ricerca di un ruolo, ora che Beppe il Ruggente gli ha rubato la parte del barricadero e Matteo il Pischello quella dell’Innovatore.

Nel pomeriggio atteso del ritorno a Porta a Porta (non in diretta però, perché ormai la sera l’ex Cavaliere ha da passarla in villa), il condannato parte sotto tono, apparentemente deciso a incarnare la parte inedita del pacato e saggio padre della Patria. La sentenza? «Mi indigna ma non mi umilia. Conforto agli anziani lo portavo già con mamma Rosa, visitando alcuni centri». E’ l’unico guizzo del vecchio Silvio. Le Europee? «Importanti ma io guardo oltre», agli interessi del Paese affamato di riforme, va da sé, ma soprattutto alle prossime politiche, quando bisognerà «unificare tutti i moderati per fare della maggioranza sociale del Paese una maggioranza anche politica». Tra i quali “tutti” c’è ovviamente anche Angelino l’ex delfino, la cui dipartita è stata «un dolore personale». Certo, al momento il compito pare arduo, però, con tutto quello che è piovuto sulla testa del Tapino, «stare al 20% è già un miracolo». Ma niente paura, c’è ancora tempo: «Supereremo il 25% e alle politiche andremo oltre il 36%». E Renzi? «Era un simpatico rottamatore, ora è un tassatore». Ma sempre simpatico.

Però il tempo corre e il consumato attore capisce di aver perso il tocco magico. Sta mancando la presa e se ne accorge. Così mette da parte i toni educati, che oltretutto lo fanno sembrare senescente, e perde il controllo. Duro contro i giudici: «La sentenza a mio carico è ingiusta e verrà annullata di certo dalla Corte di Strasburgo e anche da quella di Brescia. E’ stata costruita con precise regie». Si allargherebbe anche di più se Vespa il crocerossino non intervenisse a più riprese per fermarlo: «Non è di questo che si parla oggi, Presidente». Durissimo e del tutto fuori di misura con il capo dello Stato: «Napolitano ha tramato per farmi cadere. Aveva promesso a Fini che sarebbe diventato premier con i voti della sinistra. Ho 12 testimoni che lo hanno sentito al telefono con Fini». Anche su Renzi i toni cambiano: «Con gli 80 euro dà una mancetta elettorale, e per finanziarla l’anno prossimo gli italiani pagheranno 32 miliardi».

Ma è sul vero punto dolente, le riforme, che l’ospite sbraga. Prima le affossa: «Sul Senato non eleggibile non c’è nessun impegno da parte nostra, comunque prima del 25 maggio la riforma non è votabile. E se va avanti, a quanto ci dicono gli esperti, l’Italicum non sarà costituzionale». Vespa sbigottisce e dopo la pausa pubblicitaria offre il destro per correggere. Lo sbandato si aggrappa: «Manteniamo tutti gli impegni presi con Renzi, e il primo è il Senato non elettivo. Però saggezza vorrebbe che si facesse prima la legge elettorale».

Ce ne è a sufficienza per capire che il timoniere proprio non sa che direzione prendere. Lo stato confusionale in cui versa non si deve solo ai guai giudiziari, che lo hanno peraltro messo davvero alle corde. Anche la politica c’entra, quanto le sentenze e forse persino di più. Dopo l’uscita dalla maggioranza a sostegno del governo Letta («Non me ne sono mai pentito») Berlusconi ha impostato una strategia politica tutta centrata sulla certezza di guidare una delle due principali forze politiche del Paese, se non con la sola Fi certamente con una coalizione. Quella certezza sta sfumando giorno dopo giorno. Il M5S sarà il secondo partito, se non addirittura il primo, e probabilmente con uno stacco tale rispetto al partito azzurro da rendere inutile persino una coalizione, che comunque costerebbe ora carissima.

Ma se il grande condannato non sa più cosa fare, in particolare sul fronte del patto del Nazareno, il guaio per Renzi è altrettanto grosso. Anche lui aveva basato i suoi piani sul presupposto che il ’socio’ azzurro fosse una delle due prime forze politiche del Paese. Oltre a Fi, lo sprint di Grillo potrebbe travolgere anche sue riforme.