Un rinvio, poi un ritardo: alla fine il consiglio dei ministri che doveva varare i nuovi collegi elettorali del Rosatellum, annunciato per ieri pomeriggio, si è tenuto alle 19.30. E’ durato poco, ma solo perché l’armistizio tra Ap e Pd era stato firmato prima.

Lo schema elaborato dalla commissione di dieci esperti passa adesso alle commissioni delle camere. Accompagnato dai dubbi dello stesso esecutivo, che non nasconde alle camere la presenza di «criticità» in alcune determinazioni. Tradotto: non sempre è stato possibile rispettare i criteri dettati dalla delega inserita nel Rosatellum.

Soprattutto nella formazione dei collegi proporzionali, che avrebbero dovuto essere composti con l’aggregazione di collegi uninominali contigui – non sempre è andata così.
La commissione guidata dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva formalmente ha lavorato per appena sei giorni (dal 15 al 21 novembre, fine settimana compreso) ma in realtà aveva iniziato ad affrontare il problema il 23 ottobre, cioè ancora prima che la nuova legge elettorale venisse definitivamente approvata dal parlamento. In ogni caso tempi brevi e almeno un passaggio saltato, quella consultazione con le Regioni che invece c’era stata nel 1993 quando la commissione Zuliani (il professore ha fatto parte anche di questa commissione Alleva) disegnò i collegi del Mattarellum. Quei collegi del senato sono stati adesso trasferiti alla camera.

Il via libera con tanti dubbi da parte del Consiglio dei ministri – dove gli interessi di Angelino Alfano sono ovviamente divergenti da quelli del Pd renziano – apre le porte a una discussione accesa in parlamento. Anche perché gli altri due partiti che hanno firmato il patto che ha consentito l’approvazione del Rosatellum, e cioè Forza Italia e Lega, non hanno avuto modo di far pesare le loro richieste nei tavoli governativi. Se non ovviamente in forma di avvertimento esterno – «mi auguro che ci sia la possibilità di avere piena contezza e visione dei collegi», dichiarava mercoledì sera il capogruppo dei senatori di Forza Italia Paolo Romani.

Dalla prossima settimana si metteranno al lavoro le commissioni affari costituzionali di camera e senato che certamente vorranno passare al microscopio la divisione dei 232 collegi uninominali e 386 plurinominali per la camera, 109 uninominali e 200 plurinominali per il senato. Avranno a disposizione 15 giorni. Ma se alla fine il governo volesse disattendere le richieste di modifica del parlamento potrebbe farlo semplicemente motivando la sua scelta.