Questa mattina, prima dell’esame del dl Sostegni ter, Roberto Cingolani riferirà in Senato sul prezzo sul caro energia. Ieri il ministro della transizione energetica ha riferito al Copasir sui programmi di corto, medio e lungo periodo di approvvigionamento. La sede dell’audizione rende l’idea dell’intreccio strategico della materia, tra questioni economiche e misure di sicurezza. Il governo sta preparando il decreto con le prime risposte.

IL PARTITO DEMOCRATICO propone tre cose. Le elenca dal Nazareno il responsabile economico Andrea Misiani: «Un assegno per le famiglie in difficoltà per il taglio delle bollette, la riduzione delle accise sui carburanti per portare il prezzo sotto i due euro e aiuti agli autotrasportatori». Dal Pd calcolano che per fare tutto questo servano tra i 3 e i 4 miliardi a trimestre, che si potrebbero coprire anche con la tassazione degli extraprofitti che a breve dovrebbe essere autorizzata anche dall’Unione europea.

«IN QUESTA FASE di emergenza, in cui l’incertezza sulle prospettive economiche è particolarmente elevata, gli interventi di mitigazione dell’aumento dei costi sono indispensabili», ha detto il capo del Servizio struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone alle commissioni riunite ambiente, territorio e lavori pubblici e attività produttive, commercio e turismo della Camera. Bankitalia però avvisa che questi sono solo provvedimenti tampone, visto che «da un lato non risolverebbero il problema sottostante della dipendenza energetica dall’estero e dall’altro assorbirebbero un ammontare molto elevato di risorse pubbliche, sottraendolo a impieghi alternativi o determinando ulteriori aumenti del debito pubblico». L’idea, in parte coincidente con le aspirazioni del Pd, è che si concentri il gettito sui nuclei più bisognosi di tutela (la platea potrebbe essere al di sotto dei 20 mila euro di reddito annuo). In modo da garantire il programma di investimenti su transizione energetica e diversificazione. Su questi punti sarà interessante ascoltare Cingolani a Palazzo Madama, che si annuncia lunga e dunque articolata.

SI MUOVONO anche i sindacati. «Il governo ci deve convocare urgentemente – rivendica Maurizio Landini – È necessario trovare subito soluzioni coinvolgendo le organizzazioni sindacali». Il segretario generale ha parlato all’assemblea generale della Cgil lamentando che «le lavoratrici e i lavoratori stanno pagando un prezzo troppo alto per una situazione che la guerra e la fase che stiamo vivendo ha ulteriormente aggravato». Poi ha attaccato gli interventi fin qui portati avanti dal governo: «Come avevamo previsto e denunciato non hanno apportato alcun vantaggio per il mondo del lavoro. La situazione non è più sostenibile». Il sindacato ipotizza l’azzeramento dell’Iva sui beni più diffusi, il taglio delle accise e la tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche. «Servono più che mai nuove politiche e un intervento sul fisco a favore dei redditi più bassi», ha concluso Landini.

COME TRAPELATO, il governo pensa di alleggerire i prezzi attingendo risorse dall’extragettito Iva incamerato nei mesi scorsi «nessuno vuole tenerlo» ha spiegato la sottosegretaria e colpendo i tesoretti accumulati dalle imprese nei mesi scorsi. Tutto ciò tenendo un occhio su Bruxelles, in attesa del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo prossimo. Draghi aspetta che dall’Europa arrivi il segnale che si può rispondere al contraccolpo della crisi generato dalla guerra in Ucraina. Anche perché nonostante soprattutto Lega e Movimento 5 Stelle chiedono un nuovo scostamento di bilancio, il presidente del consiglio non vuole saperne di fare ulteriore deficit. Per questo ha dato mandato a Daniele Franco di scavare i fondi per i provvedimenti più urgenti. Il resto, è da definire.