Cresce sempre di più la tensione a Mogadiscio dove ieri mattina una manifestazione delle opposizioni politiche è stata repressa dalle forze di sicurezza governative con colpi di arma da fuoco. Il bilancio è ancora provvisorio: alcune decine di feriti e due vittime accertate, negli scontri tra le opposte fazioni che erano già cominciati nella notte tra giovedì e venerdì.

Scambio reciproco di accuse tra governo e opposizioni: il premier Mohamed Husein Roble ha affermato su Twitter che «i miliziani armati, incaricati di proteggere i leader delle opposizioni, hanno attaccato un checkpoint presidiato dalle forze dell’ordine e hanno tentato di conquistare alcune aree della città».

Le opposizioni hanno categoricamente negato e accusato le forze governative di aver attaccato nella notte il Maida Hotel, dove si trovavano molti dei leader politici, e di aver sparato in mattinata contro centinaia di persone nella piazza e nelle aree limitrofe a dove si sarebbe dovuta svolgere la manifestazione.

Dopo gli scontri le forze governative hanno occupato le principali strade della capitale e momentaneamente sospeso i voli internazionali a causa «di pesanti colpi di arma da fuoco e bombardamenti caduti vicino all’aeroporto di Mogadiscio», come dichiarato dalle autorità.

I leader delle opposizioni volevano sfidare il divieto di assembramento imposto dal governo per protestare contro il continuo rinvio delle elezioni presidenziali, previste lo scorso 8 febbraio, in coincidenza con la scadenza del mandato del presidente uscente, Mohamed Abdullahi Mohamed detto “Farmajo”.

I negoziati tra gli Stati federali, le opposizioni e il governo centrale, previsti lunedì 15 febbraio e nuovamente rinviati da Farmajo, sono in stallo per «l’incapacità mostrata dal presidente uscente», affermano le opposizioni.

«Non riconosciamo più Farmajo come presidente, per noi è un ostacolo allo svolgimento di libere elezioni e un pericolo per la nazione – ha detto alla Bbc Abdirahman Abdishakur Warsame, candidato alla presidenza in Somalia – Chiediamo il rispetto della costituzione e un trasferimento pacifico del potere con la creazione di un consiglio nazionale di transizione».

Nazioni unite e Unione africana sono intervenute richiedendo di «mantenere aperto il dialogo per evitare un ulteriore aggravamento della situazione».

James Swan, rappresentante Onu per la Somalia, ha messo in guardia Framajo «contro qualsiasi tentativo di tenere elezioni parziali, o qualsiasi processo che non abbia avuto un ampio consenso. Questo potrebbe compromettere la stabilità del paese già in serio pericolo a causa delle spinte indipendentiste degli Stati confederali e degli attacchi jihadisti di al-Shabaab».