Questi ultimi mesi di legislatura rischiano di essere ricordati per diverse «pagine nere» scritte in materia di abusivismo edilizio. Dopo un estate che ha visto al centro del dibattito pubblico le conseguenze tragiche del terremoto di Ischia, l’isola che ha un triste record per il numero di edifici illegali, e la sfiducia al sindaco di Licata che stava portando avanti un programma di demolizioni, arriva in aula alla Camera il famigerato disegno di legge Falanga, che rallenta e complica l’abbattimento degli edifici abusivi.

A peggiorare le cose ci si mette il governo, perché il viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini ha annunciato che nella legge di stabilità sarà contenuta una sanatoria dei cosiddetti «abusi minori». Sono segnali pessimi, perché non è quello che serve di fronte a un fenomeno che rappresenta una piaga per il territorio italiano.

Inoltre, tutte le volte che nel nostro Paese si è cominciato a parlare di sanatoria, sono subito partiti i cantieri. Come sempre tirando su con lavoro nero, in terreni a basso costo perché inedificabili, interi edifici o sopraelevazioni che mettono in pericolo la vita delle persone. Come purtroppo avvenuto a Ischia. Questo è successo prima di tutti e tre i provvedimenti che, dal 1985 in poi, hanno condonato oltre 15 milioni di interventi realizzati in spregio alle leggi e deturpando alcuni dei luoghi più belli del nostro Paese.

Eppure Governo e Parlamento sono ancora in tempo per fermarsi, anche perché davvero non si comprende quale sia l’urgenza di approvare provvedimenti di questo tipo mentre – per restare in argomento e non parlare di ius soli – è ferma da oltre 500 giorni al senato la legge sul consumo di suolo.

Di ben altre scelte avrebbe bisogno il fragile territorio italiano. E di sicuro non valgono le motivazioni per cui la legge, che ha come primo firmatario il deputato del gruppo Ala Ciro Falanga, è stata migliorata durante l’iter parlamentare rispetto alla prima versione. Perché l’introduzione del concetto di abusivismo di necessità e di una gerarchia che i Comuni dovrebbero seguire per procedere alle demolizioni, ha l’evidente obiettivo di rallentare – le già pochissime – demolizioni e di aprire la strada a nuovi ricorsi in tribunale.

Allo stesso modo, le rassicurazioni del viceministro Nencini sul fatto che la sanatoria sarà accompagnata da provvedimenti di riordino e da una «task force» per smaltire le vecchie pratiche, assomigliano moltissimo alle promesse di chiusura con il passato che avevano fatto Craxi e Berlusconi ai tempi dei condoni. Se il partito democratico e il governo Gentiloni vogliono evitare di confondersi con le idee sull’abusivismo edilizio che il centrodestra porta avanti da anni e che, purtroppo, hanno preso il sopravvento nei 5stelle dopo la «svolta» di Bagheria, devono cambiare davvero strada.

Cosa servirebbe?

Nella Legge di stabilità ad esempio si dovrebbero introdurre risorse per le demolizioni, perché è uno dei problemi lamentati dai sindaci, fondi utili anche per smaltire le pratiche ancora aperte dei vecchi condoni in troppi Comuni.

E poi si dovrebbe trasferire ai Prefetti la responsabilità delle demolizioni, in modo da eliminare pressioni e collusioni che troppo spesso hanno fermato in questi anni le ruspe.

Nella crisi di fiducia e credibilità che vive la politica in Italia, sarebbe un modo per uscire dall’angolo. Rivendicandola ad esempio come una scelta che difende il diritto di tutti i cittadini ad accedere al mare. Un diritto negato in troppe aree costiere italiane da ville abusive costruite sulle dune e che qualcuno vorrebbe far passare per «abusi di necessità».

Proprio sicuri che paghi di più inseguire il voto degli abusivi e non piuttosto costruire una risposta politica a due fenomeni rilevanti come l’attenzione nei confronti delle questioni ambientali, oggi ampiamente diffusa nell’opinione pubblica, e la preoccupazione nei confronti dei cambiamenti climatici e degli effetti che stanno determinando nei confronti di un territorio, come quello italiano, che ogni anno vede ripetersi disastri per colpa di edifici costruiti male e in luoghi a rischio sismico e idrogeologico?

* vicepresidente nazionale Legambiente