Oggi il Parlamento approverà la relazione di scostamento dagli obiettivi di finanza pubblica per il 2017. Il voto è fissato per le 12 e richiede la maggioranza assoluta degli aventi diritto e non, come nella maggior parte dei casi, dei presenti. Non è ancora il decreto con il quale il governo stanzierà i fondi per salvare Mps e il sistema bancario italiano: è però il passaggio necessario per procedere con quel decreto. Permetterà al governo, se necessario, di aumentare il debito sino a 20 miliardi per intervenire a copertura delle banche in difficoltà. Sarà l’ultimo atto parlamentare per quest’anno. Rischia di essere anche l’avvio di una via crucis.

Ieri il Senato ha bocciato la richiesta avanzata dalla capogruppo di Sinistra italiana Loredana De Petris e subito ripresa da tutte le opposizioni di istituire immediatamente una commissione d’inchiesta sul funzionamento del sistema bancario. Ma se il governo dovrà ricorrere all’aumento del debito evitare l’inchiesta parlamentare diventerà probabilmente impossibile. Nell’operazione Gentiloni potrà contare sul sostegno di Forza Italia. Berlusconi, assediato da Vivendi, ha restituito il favore ricevuto dal governo, pronto ad appoggiarlo in ogni modo contro la «scalata ostile» francese, assicurando piena collaborazione su Mps . «Noi ci siamo su tutto a partire da Mps. Non trovare una soluzione sarebbe un errore», ha dichiarato l’ex Cavaliere al ricevimento per gli auguri di fine anno al Quirinale.

E’ un appoggio utile, ma i guai peggiori Gentiloni non se li aspetta in casa bensì dall’Europa. Le modalità dell’innalzamento del debito non sono in realtà ancora chiare. Pare però quasi certo che si tratterà di un aumento del deficit spalmato su tre anni, per l’equivalente di uno 0,4% in più del Pil ogni anno sino al 2019. Sulla carta la procedura d’infrazione dovrebbe scattare immediatamente. L’Italia chiederà certamente di soprassedere, argomentando che non si tratta del salvataggio di una o più banche ma di un intervento sull’intero sistema finanziario. Non sarà certo l’appiglio leguleio a risolvere il problema. Il vero argomento sarà che, essendo stato avviato il risanamento, la Ue dovrebbe chiudere un occhio per non strangolare in culla il nuovo corso.

Solo che il discorso rischia di sbattere con la richiesta di manovra aggiuntiva già avanzata dalla Ue dopo la chiusura delle urne referendarie. Bruxelles non ha ancora quantificato la richiesta di correzione, ma il punto dolente non è quel decimale in più o in meno: è la critica a una manovra giudicata priva di misure strutturali, basata solo su introiti una tantum e per di più incerti. Quella bocciatura, che non riguarda qualche centinaio di milioni ma l’intero impianto della legge di bilancio, è particolarmente temibile perché vanifica il discorso con il quale Gentiloni e Padoan cercheranno di evitare non la procedura d’infrazione ove, come è quasi certo, dovessero puntellare il sistema bancario a suon di miliardi ma, capitolo ancor più doloroso, le clausole di salvaguardia che, dopo l’estate, potrebbero imporre mazzate sull’Iva e sulle accise per 19 miliardi.

Sarà una partita difficilissima e a rischio più che elevato, sulla quale incideranno a fondo gli equilibri politici dei principali paesi euopei. Con le urne aperte a settembre la Germania non sarà probabilmente incline a troppe concessioni e in Francia un’eventuale vittoria di Fillon renderebbe molto meno garantito l’appoggio francese alle istanze italiane, sin qui essenziale.

In una situazione tanto tempestosa, Gentiloni e Padoan potrebbero essere tentati dal varare in primavera una manovra aggiuntiva pesante e strutturale, molto diversa dalla “limatura” che aveva in mente Renzi, e su questa base chiedere alla Ue di evitare sia la procedura d’infrazione che lo scatto della clausola di salvaguardia. Però non è detto che la Ue si accontenterebbe e soprattutto è ancor meno probabile che Renzi, vicino a elezioni da cui dipende tutto il suo futuro politico, accetti come viatico una manovra lacrime e sangue.