I sessantamila «assistenti civici» non affiancheranno la polizia, né sorveglieranno la «movida» dei giovani trattati come untori del Covid 19 dopo bambini e runner. Lavoreranno gratis al posto del personale assunto dai comuni per svolgere servizi di guardiania delle spiagge, dei parchi o all’entrata delle chiese. Lo ha confermato ieri il sindaco di Bari Antonio De Caro e presidente dell’Anci: «Se dobbiamo tenere i vigili urbani davanti a tutti gli ingressi dei mercati, dei parchi, dei giardini, non ce la facciamo».

Il governo ha sostenuto che i «volontari» reclutati dalla protezione civile consegneranno la spesa e le medicine a chi non è autosufficiente. Invece di ripensare un sistema di Welfare, lo si privatizza peggiorandolo con una misura occasionale di tre mesi. E si prova a neutralizzare l’attivazione delle reti mutualistiche che si sono organizzate autonomamente da Roma a Bologna o a Milano. A parlare poi di «statalizzazione soft del volontariato» è Luigi Bobba, ora presidente di Terzjus-Osservatorio del Terzo settore, che ha chiesto di coinvolgere nell’impresa «le grandi reti associative».

Per raggiungere un’intesa di circostanza su una misura che ha evidenziato un protagonismo ingombrante da parte del ministro degli affari regionali Francesco Boccia ieri il presidente del Consiglio Conte è stato costretto a organizzare un vertice con i capi-delegazione della maggioranza e, tra gli altri, Boccia, Catalfo (lavoro) e Lamorgese (Interni). Queste ultime si erano dette perplesse e all’oscuro dell’accordo raggiunto con i comuni dell’Anci. Boccia sostiene che tutti sapevano e di avere chiarito con Lamorgese. Ma il governo in realtà è spaccato. Per la ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti (Italia Viva) gli assistenti «sono uno strumento improvvisato e non servono». Ieri la ministra dell’interno Lamorgese è rimasta silente, i suoi sottosegretari si sono divisi.. Achille Variati (Pd) ha definito i sorveglianti addirittura «angeli del fango». Carlo Sibilia (Cinque Stelle) ha chiesto di «archiviare gli assistenti civici» e «assumere poliziotti». Nemmeno i sindaci come Nardella (Pd) di Firenze sono d’accordo: «Le guardie civiche sono una bufala e non ci servono» ha detto. Per non parlare delle regioni destro-leghiste del Veneto, Piemonte e Liguria: contrarie.

Lo sconcerto per un caso modesto ha spinto il lato «sinistro» del governo con Pd e LeU a impegnarsi in un notevole sforzo nominalistico. Gli «assistenti» non sono «ronde», né »guardie civiche», né controllori, né ispettori. Sono «energie messe a disposizione dei nostri sindaci» ha detto il ministro della sanità Roberto Speranza (LeU). Sono «facilitatori», oppure «agevolatori» ha detto la ministra delle infrastrutture Paola De Micheli (Pd). Speranza ieri ha anche definito «persuasori» gli assistenti a fini sociali. De Micheli ha usato invece la teoria del management per illustrare il modo in cui i governanti immaginano il lavoro di questi »volontari»: sono «community manager» specializzati in gestione »umana» delle relazioni. Da qui il riferimento alla «buona educazione» e ai «sorrisi» che dovrebbero distribuire alla popolazione osservata. Il «facilitatore» che lavora sul contesto sociale, un «leader» che permette agli altri di svolgere i loro compiti, una specie di «consulente» che «agevola» la responsabilità dei cittadini. L’uso delle parole non è mai casuale. In un’economia dello sfruttamento delle relazioni, anche questo è un lavoro. Un lavoro ridondante, uno di quei bullshit job descritti da David Graeber. Il risultato è raggiunto: «assistente civico» fa parte delle parole della crisi, dopo «sanificare».

Il senso di questa misura è la sperimentazione dell’uso dei percettori del «reddito di cittadinanza» e degli ammortizzatori sociali per «progetti di utilità comune» . Per ora a titolo volontario. Quando il vero sistema del lavoro obbligatorio e di workfare sarà attivato chi non accetterà di svolgere queste, o altre, attività per i comuni perderà il sussidio.