Alexis Tsipras ha iniziato la sua seconda esperienza di governo, con una squadra di fedelissimi che, secondo quanto è filtrato mentre scriviamo, rimarranno nei posti chiave: Nikos Pappas come ministro alla presidenza del consiglio, che accompagna il premier oggi a Bruxelles e venerdì all’assemblea generale dell’Onu, Nikos Kotziàs, al ministero degli esteri, diplomatico esperto e politico che sa muoversi con realismo, oltre le rigidità ideologiche, mentre Panajotis Kouroublìs, dal dicastero della salute, dovrebbe passare a quello, ancora più delicato, degli interni. I greci indipendenti mantengono sia il ministero della difesa, con Panos Kammenos, che quello della marina.

Una serie di super ministeri, come quello dell’istruzione e della cultura, verranno «spacchettati» perché Tsipras ritiene che la mole di lavoro sia troppo grande per poter essere affrontata da una sola persona. Nel frattempo, il leader di Syriza, ha già giurato come primo ministro ed ha incontrato il capo del governo ad interim, Vassilikì Thanou, la presidente della Corte di cassazione che ha guidato la Grecia da fine agosto sino all’altroieri, come previsto dalla costituzione.

Alla fine del loro colloquio, il presidente di Syriza e nuovo leader del paese ha voluto annunciare la sua strategia in vista del vertice dei capi di stato e di governo convocato per oggi a Bruxelles per discutere del problema dell’immigrazione: «C’è la necessità che i paesi del Sud Europa, i quali affrontano per primi i flussi migratori, si pongano sulla stessa lunghezza d’onda, in modo che l’Europa riesca ad affrontare un problema dalle dimensioni mondiali».

Non è un caso che, secondo tutti gli osservatori, il nuovo governo confermerà il ministro del governo ad interim, Janis Mouzalas, responsabile per la gestione della politica migratoria. Ha dimostrato di essere capace di coordinare in modo efficace i rapporti con l’Europa, sbloccando anche i primi trenta milioni di euro dei finanziamenti, che serviranno per la creazione di nuovi centri di ospitalità e l’assunzione di interpreti e mediatori culturali.

L’obiettivo di Tsipras, ovviamente, è di cercare di superare le difficoltà incontrate dal primo esecutivo e in questo senso molti analisti sottolineano che parte già, in qualche modo, avvantaggiato: non deve più trattare, per la formazione del governo, con gli ex membri di Syriza, del correntone di sinistra, che hanno lasciato il partito per dare vita a Unità Popolare. La nuova formazione politica rimasta fuori dal parlamento, che ha mancato il quorum per appena lo 0,1% dei voti.

Non mancano, tuttavia, giudizi molto schietti, come quello dell’europarlamentare di Syriza, Dimitris Papadimoulis, che è anche vicepresidente del Parlamento Europeo. «I nuovi ministri dovranno lavorare di più e parlare meno alle varie radio e televisioni», ha sottolineato in una intervista. Mentre Jorgos Katrougalos, tra i più stretti collaboratori del premier ed ex ministro del lavoro, ha espresso l’auspicio che il nuovo governo di Syriza possa essere «una forza di resistenza, ma capace anche di attuare le necessarie riforme». Il principale riferimento è palesemente la lotta alla corruzione e ai profondi cambiamenti nel funzionamento della macchina dello stato, riguardo, soprattutto, al delicatissimo settore degli appalti, degli interessi che uniscono in modo non certo chiaro, il pubblico al privato.

Quanto al resto, alla difficile situazione economica ed al compromesso con i creditori firmato a metà agosto, è chiaro che il governo della sinistra cercherà di sfruttare tutte le possibilità esistenti, per non esacerbare la crisi sociale in atto da cinque anni e, anzi, per proteggere chi ne è stato maggiormente colpito.

Il primo faccia a faccia tra Alexis Tsipras, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e, probabilmente, la cancelliera Merkel, si svolgerà proprio oggi, a Bruxelles, in un incontro informale, al margine del vertice sull’immigrazione.

Juncker ha dichiarato, subito dopo l’ufficializzazione del risultato elettorale, che la Grecia deve applicare velocemente quanto previsto nel nuovo memorandum. Ma la prima valutazione dei «progressi» compiuti dal paese in questa direzione – che i creditori avrebbero dovuto compiere nei primi giorni di ottobre – sembra destinata a slittare di almeno qualche settimana. La grande sfida, potrebbe essere riassunta nella frase di Nikos Voutsis, ex ministro degli interni e probabile nuovo presidente del parlamento, il quale ha ricordato ai suoi compagni di partito che «la sinistra non è fatta per i compiti facili, ma neanche per sfuggire alle difficoltà ed andare sul palco a sostenere che si può fare tutto premendo un unico bottone».

E mentre Syriza e i Greci Indipendenti stanno varando il loro nuovo esecutivo, il centrodestra di Nuova Democrazia cerca di affrontare una profonda crisi.

Il risultato elettorale è stato deludente, il partito è praticamente rimasto inchiodato alle stesse percentuali dello scorso gennaio e Vanghelis Meimarakis ha deciso di dare subito il via al vaglio delle candidature per l’elezione del nuovo presidente, con sei mesi di anticipo sulla data prevista. Tra gli aspiranti alla leadership dei conservatori greci dovrebbe esserci, secondo le prime indiscrezioni, anche Kyriakos Mitsotakis, ultraliberista ex ministro della pubblica amministrazione e membro di una delle tre famiglie che hanno quasi monopolizzato la vita politica del paese negli ultimi quarant’anni.