Il governo Renzi apre il fuoco. La Sardegna sarà il teatro operativo di Trident Juncture, la grande esercitazione Nato che comincia oggi in tre paesi europei: Italia, Spagna e Portogallo. Lo ha deciso il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, con un decreto che venerdì della scorsa settimana è arrivato sul tavolo del presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru e su quelli dei prefetti di Cagliari, di Nuoro e di Oristano. Già da stamattina, quindi, nelle basi militari di Teulada e di Capo Frasca si comincia a sparare, per più di un mese: sino al 6 di novembre.

Trident Juncture è la più grande esercitazione Nato degli ultimi decenni. Ci partecipano 36.000 soldati e coinvolge l’Italia (componente aerea), la Spagna (operazioni terrestri) e il Portogallo (manovre navali). Non c’è legame specifico con la crisi ucraina, dice l’Alleanza atlantica, ma di fatto sarà testata la Nrf (Forza di risposta Nato ), e in particolare Spearhead (Punta di lancia), la brigata di pronto intervento creata dopo il congelamento dei rapporti di partnership con Mosca. Le manovre sono state presentate l’8 settembre a Bruxelles dal generale francese Jean-Paul Palomeros, comandante del Sact (il «Comando supremo per la trasformazione» di stanza a Norfolk) e si baseranno – così hanno spiegato i vertici militari della Nato – «su uno scenario fittizio di gestione di crisi in un paese fuori zona». In altre parole, un attacco fuori dai confini dell’alleanza. Palomeros ha anche detto che Trident Junction è stata programmata due anni e mezzo fa, prima cioè che scoppiasse la crisi in Ucraina. Subito dopo però specificato che le prossime esercitazioni «a grande intensità» si terranno nel 2018, in zone molto più vicine alla Russia: in Norvegia, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico. E ha sottolineato che queste altre manovre sono state decise l’anno scorso, dopo il vertice in Galles, quando era già salita la tensione con la Russia.

Sulla linea Nato il governo Renzi è schierato senza riserve. E a farne le spese nei prossimi due mesi sarà soprattutto la Sardegna, regione che da sola ospita più del cinquanta per cento delle aree militari in Italia. Il centro operativo della parte italiana di Trident Juncture sarà il comando Nato di Napoli, e gli aerei che parteciperanno alle esercitazioni partiranno dall’aeroporto militare di Trapani, ma il teatro di guerra sarà tutto sardo, e precisamente il poligono di Teulada (nella foto in alto, sulle coste sud-occidentali dell’isola) e quello di Capo Frasca (a sud di Oristano). Come punto di appoggio i caccia Nato avranno l’aeroporto militare di Decimomannu (a una trentina di chilometri da Cagliari). Il ministro Pinotti ci ha messo un po’ di tempo a inviare il suo decreto alla giunta regionale (dal 9 settembre, data di presentazione ufficiale delle manovre, a venerdì 25 settembre) perché qualche problema con la Sardegna ce l’ha. La giunta Pigliaru ha più volte sollecitato un ridimensionamento della presenza militare nell’isola e il 9 luglio scorso i rappresentati del consiglio regionale nel Comipa (Comitato misto paritetico sulle servitù) hanno chiesto che le manovre previste tra ottobre e novembre fossero sospese.

Il Comipa è un organismo nato da un accordo tra Regione e ministero della Difesa per la gestione delle servitù militari. Insieme con i civili nominati dal consiglio regionale ci siedono i militari. Ha solo una funzione consultiva, di fatto non decide niente. Esprime però un indirizzo politico, che il ministro Pinotti ha tranquillamente ignorato, così come poco o nulla ha mostrato di tenere in conto le richieste della giunta regionale. Al Comipa e a Pigliaru con il decreto inviato venerdì scorso Pinotti ha risposto così: «Il mancato svolgimento delle attività addestrative presso i poligoni in questione impedirebbe il corretto approntamento dello strumento militare essenziale ai fini dell’impegno operativo del personale, in condizioni di sicurezza, nelle varie missioni assegnate in contesto internazionale».

Insomma, l’Italia ha un ruolo attivo nello scacchiere mondiale, manda i suoi soldati in giro per il mondo, e i ragazzi devono essere bene addestrati, altrimenti non lavorano in «condizioni di sicurezza». Perciò via, senza tante storie, ai giochi di guerra.