Si è messa in marcia a ottobre «La carovana dell’acqua pubblica» che concluderà il suo percorso domani a Napoli: corteo da piazza del Gesù (ore 11.30) fino a piazza Municipio, il pomeriggio assemblea del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua presso il salone Caritas. Il governo Draghi, attraverso il Pnrr, il ddl Concorrenza e il decreto Semplificazioni, ha dato nuovo impulso alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, a cominciare proprio dal servizio idrico nel tentativo di mettere una pietra tombale sul referendum del 2011.

Alberto Lucarelli, docente di Diritto pubblico alla Federico II e tra gli estensori dei quesiti referendari del 2011, spiega: «Il servizio idrico integrato è quello che si definisce un monopolio naturale, i privati si avvicinano quando il pubblico ci mette i soldi per la gestione e le reti così possono massimizzare i profitti. Il disegno di legge delega sulla Concorrenza è del tutto improprio perché la concorrenza non c’entra nulla con i monopoli naturali, questo ce lo ha insegnato addirittura la dottrina liberale, e infatti le multiutility agiscono sotto forma di cartelli. In Costituzione l’articolo 43 è a garanzia della gestione pubblica».

E poi c’è la circolare del 12 maggio scorso del ministero della Transizione ecologica che destina 4 miliardi e 38 milioni agli Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale, istituiti dalle regioni o province autonome, e agli ambiti dove sia avvenuto l’affidamento del servizio a soggetti industriali. La circolare pone una serie di adempimenti entro il 30 settembre scorso pena l’esclusione dal riparto del 70% delle risorse, riservando il 30% a chi si metterà in regola entro il 30 giugno 2022.

Un meccanismo che di fatto avvantaggia i grandi player privati del Nord a danno del Sud. «Una circolare è un atto di comunicazione interno – commenta Lucarelli – non può decidere delle allocazioni degli investimenti del Pnrr, è un abuso di discrezionalità. Ed è in contrasto con il Next generation Eu, che destina le risorse alla coesione territoriale attraverso la riduzione dei divari economici e sociali, a cominciare dal water divide che la circolare invece allarga. È un provvedimento illegittimo rispetto alla Costituzione e agli obiettivi Ue».

Napoli è l’unica città dove l’azienda che gestiva il servizio è stata convertita da Arin Spa ad Abc – Azienda speciale di diritto pubblico senza scopo di lucro: «La Corte costituzionale con la sentenza 199 del 2018 ha chiarito che il vincolo referendario non si può ignorare in presenza di attività perduranti rispetto al progetto. Quello del governo è un attacco alla dignità dei cittadini e all’Abc, un esempio in Italia e in Europa. Si tagliano i fondi ai comuni, in modo da disarmare le pubbliche amministrazioni e poter dire che non sanno amministrare, e poi si cedono i monopoli naturali ai privati in modo che possano fare profitti senza concorrenza e col sostegno di risorse pubbliche».

Perché è una battaglia così cruciale lo racconta Alex Zanotelli: «Secondo il World resources institute nel 2040 l’Italia avrà accesso al 50% in meno di acqua. Secondo l’Onu nel 2030 la popolazione mondiale avrà solo il 60% dell’acqua di cui ha bisogno. La finanza l’ha già capito e sta cercando di accaparrarsi il bene più prezioso che abbiamo. Oggi si muore di fame, domani anche di sete».