Il governo polacco ha inflitto il colpo di grazia alla giustizia del Paese. Dopo una settimana di dure proteste, la maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (PiS) si prende la Corte suprema, prima delle vacanze.

Basterà il voto di 80 ottanta membri della corte, e il Pis conta di averne dalla sua parte, e non più di 110 per scegliere i 5 candidati alla presidenza del più alto organo giurisdizionale della Polonia. Il testo approvato in extremis prima della pausa estiva del Sejm, la camera bassa del parlamento, prevede inoltre che anche procuratori, avvocati e consiglieri con una formazione in giurisprudenza potranno entrare nelle corte.

Il PiS, il partito fondato dai fratelli Kaczynski, potrà così insediare i propri uomini il più velocemente possibile. Scegliendo in tempi rapidi un nuovo presidente della corte, Varsavia godrebbe così di una posizione di forza nello scontro con Bruxelles prima della sentenza della Corte di giustizia Ue proprio sulla legge che riguarda la Corte suprema, destinata con ogni probabilità ad essere sfavorevole al governo polacco. In questo modo sarà più difficile per la corte europea mettere in discussione ex post i nuovi membri che si saranno ufficialmente insediati a Varsavia. All’inizio del mese era entrato in vigore un altro provvedimento che prevede il pensionamento anticipato dei giudici che abbiano compiuto 65 anni. Il PiS punta a liberare 27 posti entro la fine dell’estate, tra questi anche quello della presidente, la sessantacinquenne Malgorzata Gersdorf. La costituzione polacca stabilisce la durata del mandato del presidente della corte a 6 anni. «Sostengo che il mio incarico sia valido fino al 30 aprile 2020», ha scritto giovedì scorso Gersdorf in una lettera inviata al presidente polacco e giurista di formazione Andrzej Duda. A lui spetterà il compito di scegliere il presidente tra i 5 candidati proposti dalla corte.

Intanto l’incarico ad interim è stato affidato a Jozef Iwulski, il più anziano tra i giudici «non pensionabili». Lo stesso Iwulski sostiene l’incostituzionalità del provvedimento. Il potere giudiziario è destinato a perdere la propria corsa contro il tempo: numerosi giuristi puntavano infatti ad una partecipazione massiccia ai concorsi per un posto nella corte con l’intenzione di presentare poi una pioggia di ricorsi in attesa di una boa di salvataggio da parte delle istituzioni europee. Ma la nuova normativa riduce a due settimane la tempistica per valutare i ricorsi.

L’assalto al palazzo del Sejm da parte dei manifestanti e dell’opposizione è andato avanti tutta la settimana. Anche numerosi esponenti delle sigle femministe e della comunità Lgbt hanno preso parte alla mobilitazione. Nella notte di mercoledì la scritta con lo spray: «E l’ora del giudizio universale» è apparsa su un muro esterno dell’edificio parlamentare. Qualche ora prima una deputata all’opposizione era riuscita far entrare all’interno del Sejm due attivisti nascosti nel bagagliaio della sua auto. Nei giorni successivi alcuni manifestanti hanno provato a saltare i cordoni della polizia intorno al palazzo. Il bilancio delle ultime proteste parla di 4 arresti e 3 feriti in seguito ai tafferugli scoppiati tra le forze dell’ordine e i manifestanti. Ma il lungo accerchiamento del Sejm non ha portato i frutti sperati. A questo punto è difficile credere che il Senat, la camera alta del parlamento, respinga la legge, oppure che Duda ricorra al veto per bloccare l’ennesima misura tesa a mettere una pietra tombale sulla separazione dei poteri in Polonia.