Ritirare le truppe italiane dall’Afghanistan? Neanche a pensarci: il governo intende aumentarle. Così ha sostenuto il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, che ieri alla Camera ha risposto a un’interrogazione urgente di Massimo Artini, deputato del gruppo Misto-Alternativa Libera. «Il governo – ha dichiarato Rossi – ha deciso di rimodulare la pianificazione di rientro di alcune capacità del contingente italiano e di aumentarne la consistenza numerica nell’ultimo trimestre del 2015, in una misura ritenuta idonea a compensare il rientro di quella parte del contingente spagnolo che era dedicato alla Force Protection». In soldoni: i soldati spagnoli tornano a casa, quelli italiani prolungano l’impegno in Afghanistan.

Dopo 13 anni di missione militare, la Spagna questa settimana ha infatti completato il ritiro dei 450 uomini rimasti nel paese centroasiatico. Il governo italiano, invece, va in direzione opposta: restare e aumentare il numero dei soldati (attualmente, 750).

Le ragioni le ha spiegate proprio il sottosegretario Rossi: per “compensare” il ritiro spagnolo, ma anche perché le forze di sicurezza afghane «hanno ancora dei limiti per una piena ed efficace azione autonoma», al contrario di quanto ipotizzato dai vertici della Nato e come dimostra la recente, provvisoria conquista da parte talebana della città di Kunduz. C’è poi, ancora più centrale, la questione della subalternità italiana all’alleato americano. «Obama ha già dichiarato la volontà degli Stati Uniti di prolungare la presenza in Afghanistan, anche nel prossimo anno», ha ricordato Domenico Rossi, e l’Italia non può tirarsi indietro.

La pensa così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il più veloce, tra gli “alleati”, a mettersi sull’attenti: giovedì 15 ottobre Obama ha annunciato che gli attuali 9.800 soldati statunitensi che operano in Afghanistan non rientreranno in patria alla fine di quest’anno, come promesso, ma resteranno per gran parte del 2016, e che verranno gradualmente ridotti a 5.500 a partire dal 2017, per addestrare le forze di sicurezza afghane, che anche Obama considera «non ancora solide quanto dovrebbero», e sostenere le operazioni di controterrorismo «contro ciò che rimane di al-Qaeda». Il giorno successivo da Venezia è arrivata, puntuale, la replica di Renzi, per il quale «se l’impegno americano in Afghanistan prosegue, penso sia giusto anche da parte nostra ci sia un impegno».

Ieri, infine, le parole del sottosegretario Rossi, che annunciano perfino un aumento delle truppe italiane. Un cambio di programma sostanziale, rispetto a quanto promesso dallo stesso Renzi all’inizio di giugno, quando proprio a Herat, nella base militare italiana, chiedeva un «ulteriore piccolo sforzo» ai soldati italiani. Un cambiamento che i bizantinismi usati ieri dal sottosegretario Rossi – che ha parlato di verifiche tecniche, di decisioni prese ma ancora da prendere – non riescono a nascondere. E che deve ora passare per il Parlamento.