La politica del cosiddetto hostile environment intesa a disincentivare/dissuadere/scoraggiare l’immigrazione – una delle più detestabili eredità di Theresa May fatta immediatamente sua da Boris Johnson – ha raggiunto nuovi picchi di ostilità. Ieri un volo charter che doveva riportare “nel loro paese” cinquanta cittadini giamaicani con precedenti penali (stupro, omicidio, ma soprattutto spaccio) è decollato con solo diciassette persone a bordo. Gli altri sono rimasti a terra grazie a una decisione in extremis della corte di appello (motivata dal fatto che alcuni dei “rimpatriati” non erano riusciti a mettersi in contatto con i propri legali dai centri di detenzione dove si trovavano prima della partenza per via di una mancanza di copertura della rete telefonica mobile).

È una deportazione particolarmente repellente perché viola i diritti umani di alcuni di loro, che sono senz’altro più britannici che giamaicani, ed è avvenuta nonostante un centinaio fra deputati e Lord da tutti i partiti avessero scritto un’inutile lettera a Johnson perché desistesse dall’autorizzarla. Come accade sin troppo spesso quando si tratta di cittadini dell’ex-colonia caraibica – alcuni dei quali fin troppo recenti (2017) vittime del rimpatrio forzato della cosiddetta Windrush generation – almeno cinque di loro erano arrivati in Gran Bretagna in un’età compresa fra i due e gli undici anni, e uno è a sua volta figlio della generazione Windrush. Hanno tutti scontato la pena inflittagli, sono stati tutti mandati in centri di detenzione per immigrati e ora alcuni rischiano la vita: secondo il Guardian, sono almeno cinque le persone uccise in Giamaica dopo esser state lì deportate dopo l’affare Windrush.

Abbastanza inquietante la reazione governativa. L’ufficio stampa di Downing Street, in piena modalità intimidatoria, ha così commentato: «Certe parti di Westminster non hanno ancora imparato la lezione delle ultime elezioni». Insomma tenetevi forte, branco di snowflakes (lett. fiocco di neve, sarcastico epiteto rivolto dai neodestri anglosassoni ai giovani liberali): questo è solo l’inizio. La nota piccata prosegue con la minaccia di intervenire in modo contenitivo sul controllo da parte del tribunale: un altro aspetto del conflitto fra potere esecutivo e giudiziario emerso platealmente quando la corte suprema decretò illegale la sospensione del parlamento da parte di Boris Johnson.

Questo governo sguazza prevedibilmente nell’atmosfera rancorosa nella quale è immerso il paese post elezioni. In piena modalità farlocco-identitaria, manda avanti i propri membri non bianchi come Priti Patel (interni, fa sembrare Salvini un moderato) o il ministro delle finanze Sajid Javid a difendere le proprie azioni semitotalitarie e discriminatorie. Ora che è il momento di ringraziare l’elettorato sovranista, niente di meglio di una prova di fermezza con lo straniero criminoso. Peccato l’infausta coincidenza di date: l’aereo partiva a trent’anni esatti dal rilascio di Nelson Mandela dalla galera razzista nella quale avevano cercato di seppellirlo vivo.