Si fa presto a dire riforma. Matteo Renzi lo fa spessissimo. Poi però passano i mesi e i provvedimenti legislativi tardano ad essere approvati. La delega fiscale ne è l’esempio plastico. Approvata dal parlamento l’11 marzo 2014, conferiva al governo la delega «per la realizzazione di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita».

E – soprattutto – fissava il termine in dodici mesi. Ebbene, considerati i tempi di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la scadenza sarà il 26 marzo 2015. Ma ormai non si accettano più scommesse: è impossibile che la data sia rispettata. In dieci mesi infatti è stato presentato al Parlamento un solo decreto: quello sulle semplificazioni, facendo stimare al Sole24Ore la percentuale di realizzazione e di attuazione ad un misero 15 per cento del totale, nonostante la creazione di una vera e propria mini bicamerale con le commissioni bilancio di Camera e Senato riunite per esaminare le bozze di decreti per tagliare i tempi.

La delega è tornata di moda in questi giorni per il pasticcio della norma Salva-Berlusconi, ma sono tanti i capitoli previsti molto più impattanti per i cittadini “normali”. A partire dalla riforma del catasto che doveva adeguare il valore a circa 60 milioni di immobili, ora zeppe di ingiustizie: abitazioni lussuose con estimi bassissimi e viceversa. Ebbene, l’Agenzia delle Entrate ha dovuto ammettere che non è in grado di produrre una statistica terrioriale per ridisegnare gli estimi, dovendo quindi procedere allargando a dismisura gli ambiti territoriali con buona pace della giustizia catastale.

Anche gli altri capitoli non sono meno importanti. E ugualmente desaparecidos: accise e fiscalità ambientale, contrasto all’evasione e all’elusione, la soppressione delle norme sulle agevolazioni fiscali, riscossione degli enti locali e tutela dei contribuenti, tassazione dei redditi d’impresa. Per tutti si attende una proroga delle tempistiche. Nel frattempo, c’è da scommetterci, Renzi annuncerà altre riforme.