Il punto della situazione del governo e delle Regioni a un anno dal sisma del centro Italia non è un elenco di cose fatte, né un insieme di promesse. È una difesa preventiva: «La ricostruzione sarà certa, è un impegno preso. I cittadini devono mantenere la speranza», ha detto il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, affiancato dai governatori di Marche, Umbria e Lazio, dal capo della protezione civile Angelo Borrelli e dall’ancora per poco commissario alla ricostruzione Vasco Errani.

Il fronte istituzionale ha deciso di anticipare le accuse di ritardi e inefficienze che inevitabilmente pioveranno nei prossimi giorni, e ha deciso di rivendicare, se non i risultati, almeno le intenzioni.

«Se guardiamo all’eccezionalità di quello che è successo – ha detto ancora Gentiloni – credo che possiamo dire onestamente di aver messo in campo un sistema di risposta, risorse e strumenti pubblici anch’essi eccezionali. Questo non vuol dire che tutto stia marcendo alla velocità che sarebbe necessaria». Segue la declamazione del calendario delle sventure che si sono abbattute sul centro Italia nell’ultimo anno: la scossa del 24 agosto (299 vittime tra Arquata del Tronto, Accumoli e Amatrice), quella del 30 ottobre che ha demolito il maceratese e l’Umbria, e quella del 18 gennaio, aggravata dalle nevicate. «Il mio invito rivolto a tutte le amministrazioni – ha concluso il premier – è a fare il massimo degli sforzi e di assunzione di responsabilità per accelerare le procedure. Abbiamo le risorse e un buon impianto».

Il governo, infine, correggerà il tiro sugli sgravi fiscali. La cosiddetta ‘zona franca’ del cratere era stata contestata dai sindaci perché non abbastanza per garantire le imprese. «La circolare sulle tasse nelle zone colpite dal terremoto è in via di correzione», ha rassicurato Gentiloni.

C’era poi molta attesa per quello che avrebbe detto Vasco Errani, che lascerà il proprio incarico di commissario il prossimo 9 settembre. Nessuna polemica, però, da parte sua: «La conclusione del mio mandato non significherà un disimpegno da parte del governo, che continuerà a svolgere un ruolo fondamentale di coordinamento in un sistema destinato a evolversi nel corso dei mesi, responsabilizzando le regioni e i territori». Il suo addio, malgrado le tanti voci che lo vedono candidato alle politiche con Mdp, però sarebbe legato a non meglio precisati «motivi personali». Spiega Errani: «La politica non c’entra. Il 9 settembre è la data in cui scade il mio contratto e da tempo sottolineo il fatto che sono i territori in primo luogo a doversi assumere la responsabilità della gestione della ricostruzione». Peccato che lo stato di emergenza per il sisma sia stato da poco prorogato fino al febbraio 2018, e quella dell’ex governatore dell’Emilia Romagna continui a sembrare una fuga. Lui, ad ogni modo, taglia di netto ogni discussione: «Non ci sono retroscena: ho sessantadue anni, figuratevi se a questa età mi metto a fare ragionamenti sulle poltrone».

Il ruolo del commissario cambierà: con ogni probabilità le varie competenze passeranno alle regioni, ma ci vorrà un po’ di tempo. «Nelle prossime settimane ragioneremo su un’evoluzione, perché siamo in una fase di passaggio – ha spiegato il premier -: ci sarà maggiore protagonismo dei territori. Certo questo non accadrà domani mattina perché serve una legge». m. d. v.