La protesta dei 5 stelle si scatena in aula da lì infiamma il blog di Grillo. A Montecitorio, al momento del voto sulla riforma del processo penale (passa con 314 sì, 129 no e 51 astenuti), i deputati del ’movimento’ si imbavagliano sugli scranni. Grillo ne posta la foto su twitter: «Approvata legge bavaglio! Han fatto peggio di Berlusconi, distruggendo il diritto di cronaca. Solo M5S contrario». Non è vero, i ’no’ sono anche quelli di Sel. «Questo bavaglio non è il bavaglio della stampa», urla il pentastellato Ferraresi, «è il bavaglio del cittadino contro le trivelle, del lavoratore contro il jobs act, della vittima contro il ladro, del giudice che implora risorse per lavorare, è il bavaglio alle vittime di mafia». Ma in rete la protesta è contro ’la sinistra’: «Dove sono finiti gli artisti ribelli? I giornalisti indignati e il popolo di sinistra?», «Sconcerta che tutto il popolo della sinistra che durante l’era Berlusconi scendeva sempre in piazza a protestare, oggi è anestetizzato, silenzioso, un gregge muto». La legge prevede, in teoria, tempi certi per l’azione penale, una stretta sui reati di strada, limite alla pubblicabilità delle intercettazioni e il riordino dell’ordinamento penitenziario. Niente carcere per i giornalisti che rendono pubbliche conversazioni o intercettazioni ’rubate’ se nel farlo esercitano il loro diritto di cronaca, resta l’intenzione di punire la diffusione di conversazioni tra privati per «recare a qualcuno danno alla reputazione e all’immagine».

Il provvedimento è salutato con i consueti toni estatici del Pd ma soprattutto con i trionfalismi di Forza Italia, che rivendica la primazia sul provvedimento. Per Sel l’aspetto più indigeribile della legge è la sterminata delega in bianco che la maggioranza ha attribuito al governo su questioni delicatissime come l’informazione e il diritto di cronaca. Lo spiega Daniele Farina: «Sulle intercettazioni il parlamento aveva il dovere di legiferare in proprio e non per interposta persona», «se un rischio c’è, è proprio nello strumento. La delega deresponsabilizza il parlamento a vantaggio di un comitato di saggi ministeriale». Il ministro Andrea Orlando assicura che non si saranno restrizioni ai reati intercettabili. Ma è una risposta all’obiezione sbagliata: la delega è generica e anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli lo denuncia: «La delega non indica le linee e i criteri alle quali il governo dovrà attenersi, e apre alle più varie scelte concrete. Richiama la tutela della riservatezza ma non chiarisce il punto di equilibrio con gli altri diritti in gioco». E cioè: «La genericità del punto in cui si fa riferimento a prescrizioni sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle intercettazioni. Questa formula potrebbe consentire di tutto, anche vietare di mettere i testi delle intercettazioni nelle ordinanze di custodia cautelare. Sarebbe un errore e un danno al diritto di difesa». David Ermini, responsabile giustizia Pd, rassicura: «Il confronto continua con tutti i protagonisti del mondo giudiziario e con quelli del mondo dell’informazione per quanto riguarda il tema della pubblicabilità delle intercettazioni». Ora la legge passa al senato.