Con 169 voti a favore la risoluzione di maggioranza sulla Nadef passa facilmente e senza suspense al Senato. Alla Camera, oggi, lo spettacolo si ripeterà. Non che ci siano novità sul fronte nevralgico delle coperture. Il viceministro Misiani, incaricato di illustrare la Nota, insiste sulla lotta all’evasione, combattuta essenzialmente sul fronte del contante, per rintracciare i 7 miliardi che mancano all’appello. Misiani sottolinea soprattutto quel che nella manovra non ci sarà. Esclusa la tassa sul contante, esclusi nuovi condoni, escluso anche, per il momento, il riordino dei sostegni alla famiglia: si farà, ma ci vuole un po’ di tempo e dunque non sarà nella manovra.

Di sfuggita, il viceministro decreta anche la morte di quota 100. La si manderà a esaurimento, senza rinnovarla una volta scaduti i tre anni fissati dal governo gialloverde l’anno scorso. E’ l’ipotesi peggiore. Introduce clamorose ingiustizia riducendo la riforma della Fornero a un finestrone che premia alcuni e penalizza molti altri, magari solo perché nati qualche giorno o qualche settimana dopo. Poco male, almeno nelle considerazioni del governo. La misura era firmata Lega: sarà la Lega ad accollarsi la responsabilità del guaio.

La legge di bilancio dovrebbe essere messa nero su bianco la settimana prossima, probabilmente con il consiglio dei ministri convocato per lunedì 14, ma la data potrebbe slittare. All’ordine del giorno ci sarà anche il decreto fiscale. Il giorno dopo il Documento programmatico di bilancio arriverà a Bruxelles. Il verdetto della Ue è lo scoglio principale. Nei giorni scorsi qualche scricchiolio c’è stato. Sia la Corte dei Conti che l’Upb, longa manus della commissione, non hanno potuto fare a meno di segnalare che quell’introito da Guinness dei primati ricavato dalla lotta all’evasione tanto credibile non è.

Roberto Gualtieri sta preparando il terreno già da settimane e ieri a Bruxelles il ministro italiano ne ha parlato direttamente con Moscovici. Al termine dell’incontro bocche cucite perché il commissario uscente aspetta ovviamente di vedere la manovra nel complesso prima di esprimersi, ma non sono mancati sorrisoni e palpabile ottimismo da parte di Gualtieri. «Siamo fiduciosi», fanno trapelare dal Mef e in realtà proprio questa è la carta vincente sulla quale scommette il governo italiano. In circostanze diverse e con un altro esecutivo, non solo il precedente Conte ma anche i governi Renzi e Gentiloni, l’introito del tutto incredibile indicato come frutto della lotta all’evasione non avrebbe mai ottenuto il semaforo verde. La Commissione, prima di concedere i 14 miliardi di flessibilità sui quali fa perno la manovra, avrebbe imposto di chiarire quella voce. Ma stavolta si tratta di sostenere un governo che per Bruxelles, come per Berlino e Parigi, è il bastione non solo contro Salvini ma contro tutto il sovranismo europeo. Dunque è probabile, pur se non certo, che la commissione finga di credere alle cifre di Roma.

Il governo punta sullo stesso elemento anche per quanto riguarda i rapporti con i sindacati. I meri che al m omento non convincono non potranno cambiare di troppo, anche se ieri il governo ha iniziato a esaminare la possibilità di varare un piano casa per un miliardo certo ai sindacati non sgradito. Ma Gualtieri conta sul fattore Salvini per evitare comunque una contrapposizione degna del nome.