La macchina burocratica che ha lo scopo di traghettare ogni decisione sulla Torino-Lione a dopo le elezioni europee, e regionali in Piemonte, muove i suoi passi. Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ricevuto, a nome del governo, tredici rappresentanti di trentatré organizzazioni datoriali e ha assicurato: «Saremo imparziali, non ideologici». Dopodiché ha concesso a un rappresentante dei due fronti – Sì Tav e No Tav – di far parte di una sub-componente tecnica che, in base agli esiti della valutazione costi benefici, dovrà valutare se fare o meno la tratta internazionale della linea ad alta velocità.

Circondato fisicamente dallo stato maggiore pentastellato – Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e Laura Castelli – il premier non ha quindi rassicurato gli imprenditori, che speravano invece di strappare un sì definitivo o qualcosa di molto vicino. Conte, in un estenuante esercizio di equilbrismo, ha vagheggiato l’idea di una visita presso i cantieri geognostici della Torino- Lione.
«Spostare in avanti la decisione sulla Tav Lione-Torino e non aprire i bandi di gara immediatamente, significa meno cantieri e meno occupazione», ha detto il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia. Il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, non ha gradito l’esito dell’incontro romano: «È una dilazione di qualche mese della partenza dei bandi di gara e questa non è una cosa positiva: chiediamo che l’analisi costi benefici si concluda il prima possibile e che non vengano messi in discussione i fondi europei. Né la Lega ha il coraggio di dire No alla Tav, né il M5s ha il coraggio di dire Sì».

Duro anche il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, sostenitore dell’opera: «Il governo sta allungando il brodo per scavallare senza prendere decisioni le elezioni europee. È una scelta inaccettabile perché mette a rischio i fondi europei, blocca investimenti in essere». Il giorno precedente Chiamparino aveva voluto interpretare le criptiche parole di Toninelli, sul rinvio al 2019 della pubblicazione dei bandi, come uno spiraglio per un celere avvio degli appalti. Fonti del Mit avevano, invece, fornito un’interpretazione diversa: «Congelamento della procedura». Ieri, in una trasmissione televisiva, Toninelli, alla domanda «se sia un No Tav» ha risposto perentoriamente: «Assolutamente no». Precisando: «Io sono dalla parte degli italiani e non accetto però, prima da italiano che da ministro dei Trasporti, di sprecare soldi pubblici».

Il M5s giunge, quindi, alla manifestazione di sabato prossimo a Torino con lo scalpo di una strategia volta a insabbiare i lavori: un modus operandi che placa le ire del mondo No Tav che vorrebbe una rapida chiusura dei conti. Al corteo, da piazza Statuto a piazza Castello, è attesa la presenza di Beppe Grillo che alle marce contro il Tav ha sempre partecipato, fin dal 2005. Ieri, Grillo è stato «salvato» dalla prescrizione del reato di violazione dei sigilli compiuto leader pentastellato nel 2010, quando visitò la baita No Tav di Chiomonte, il simbolo del movimento posto sotto sequestro. Lo ha sancito la Corte d’appello di Torino; in primo grado il comico era stato condannato a quattro mesi di carcere.
Intanto, procede l’organizzazione della manifestazione di sabato. Sono attesi tanti pullman e treni da ogni parte di Italia e da realtà in lotta contro le opere inutili. «Come sempre, anche nella manifestazione dell’8 dicembre – spiega il movimento – ci sarà uno spezzone dedicato alle famiglie e ai bimbi. Per ribadire che la nostra lotta riguarda soprattutto la sorte delle generazioni future».