Sullo sciopero genovese abbiamo rivolto qualche domanda a Michele Monteforte, funzionario della Filt Cgil genovese.

Se come è stato detto oggi in assemblea generale i bersagli della protesta sono il sindaco Doria e il governatore Burlando, il mandante della situazione che sta portando Amt al fallimento è però da un’altra parte, giusto?

Il problema principale è il finanziamento al tpl, che è stato tagliato negli anni. Tremonti da sei miliardi lo aveva portato a 400 milioni, poi il governo Monti lo ha riportato a quattro miliardi e mezzo, che però non sono sufficienti. Questo miliardo e mezzo in meno sta portando verso il fallimento molte aziende di trasporto pubblico locale.

Quanto arriva in Liguria e a Genova dal fondo nazionale per i trasporti?

Da Roma in Liguria per il trasporto pubblico locale arrivano circa 200 milioni di euro, alla gomma circa 119. Di questi soldi 66 milioni arrivano ad Amt, ma queste cifre devono poi essere decurtate dell’Iva. Il fondo poi tiene conto di una serie di para metri, tra cui alcuni discutibili.

Per esempio?

Per esempio il 10% di questo fondo viene diviso a seconda di criteri premianti stabiliti dal governo Monti. Uno di questi fa sì che prendano più soldi le aziende che applicano nella definizione del servizio una programmazione che tiene conto del load factor, cioè la percentuale di carico. In pratica prendono i soldi le aziende che spingono il servizio sulle linee più affollate, mentre se tutelo le linee meno cariche, ma fondamentali (per esempio a Genova tutte le linee collinari) questi soldi non li ricevo. Questa è l’idea che il governo ha del servizio pubblico.

E per il futuro?

Non ci sono certezze. Nella legge di stabilità per quanto riguarda il trasporto pubblico si parla solo della possibilità di comprare mezzi nuovi con 200 milioni in tre anni. Noi a Genova avremmo bisogno di rinnovare il parco mezzi che ha 14 anni e con questa cifra in Liguria ci compriamo non più di 20 bus.

Ci sono delle colpe anche a livello regionale?

La Regione avrebbe potuto, come chiedevamo da tempo, risolvere il problema del nanismo delle imprese: ci sono troppe aziende di trasporto pubblico, mentre ne basterebbe una unica a livello regionale. Questo consentirebbe di fare delle economie di scala sul gasolio, sui pezzi di ricambio, sulle divise, sull’acquisto dei mezzi, e anche di eliminare i costi di qualche consiglio di amministrazione. Purtroppo la Regione è arrivata a fare questa legge solo un paio di settimane fa, e gli effetti di questa legge che deve portare anzitutto alla creazione di un’agenzia regionale per il trasporto, si sentiranno chissà fra quanto, visto che l’agenzia deve ancora nascere.

Nell’ultima assemblea dei lavoratori è stata lanciata con forza l’idea di una manifestazione a Roma. Cosa andrete a dire?

Ci auguriamo che il governo si accorga di quello che sta avvenendo rispetto al trasporto pubblico, perché la nostra lotta di oggi potrebbe scatenare presto analoghe proteste in molte città. Chiederemo a Letta di riprendere in mano questo tema fondamentale.