La procedura d’infrazione per debito eccessivo è più vicina. A Bruxelles il Comitato economico e finanziario della Ue, composto dai direttori generali del Tesoro dei Paesi membri, ha confermato che «la procedura è giustificata». Ora la palla torna alla Commissione per una ovviamente certa raccomandazione della procedura e soprattutto per definirne i termini, il livello di durezza. Poi il verdetto Ecofin, il 9 luglio o qualche settimana più tardi, con 6 mesi di tempo per fermare il carro armato prima che schiacci la sovranità italiana in materia di conti per anni. I segnali da Bruxelles non autorizzano grande ottimismo. L’Italia, commenta Juncker, «si sta muovendo in una direzione non sana». Potrebbe «restare sotto procedura per anni».

LA PRIMA RIUNIONE del consiglio dei ministri dopo la scossa delle europee si svolge sotto questa ombra. Di conti il governo parla poco. Della legge di bilancio, la vera posta in gioco nel braccio di ferro, si comincerà a parlare però già da oggi, in un vertice convocato per questa mattina con Conte, Tria, Salvini e Di Maio. Il premier comunque assicura che il mandato pieno a trattare senza condizionamenti è già nelle sue mani: «E se così non fosse lascerei». L’obiettivo comunque è comune: «Siamo tutti determinati a evitare la procedura d’infrazione». Infine una frecciata rivolta a Juncker: «Quando dice che stiamo sbagliando gli rispondo che anche lui ha sbagliato con la Grecia. Noi abbiamo dagli elettori un mandato per far crescere il Paese».

Più che le parole pesano i silenzi: quelli di Salvini e Di Maio che evitano per tutta la giornata ogni commento. Salvo poi dichiarare in un’intervista al Qn, come fa Salvini, che il 3% non va sforato e che una parte dei fondi potrebbero essere recuperati tassando «le decine, forse centinaia di miliardi» che si trovano nelle cassette di sicurezza. Ma in questo momento la cautela è condizione quasi essenziale per avviare un dialogo, per cercare quel «compromesso» al quale afferma di mirare, nel suo intervento in Parlamento, Tria: «E’ nel nostro interesse. Ci renderemo disponibili a un dialogo costruttivo alla ricerca di un punto d’incontro».

IL MINISTRO ABBONDA in cifre. Mira a dimostrare che le previsioni infauste della Commissione sono poco fondate e così, implicitamente, anche a spiegare perché la manovra correttiva non è necessaria. Ricorda che i risparmi sulle spese previste per Quota 100 e Reddito ammontano a 1,2 miliardi, pari allo 0,7% del Pil. Alla fine, insomma, il deficit sarà molto inferiore al 2,5% previsto dalla Commissione: scenderà sino al 2,1%. Tria, peraltro, prova a disinnescare anche la valenza esplosiva della richiesta di procedura: «La Commissione era sostanzialmente tenuta a preparare un rapporto».

Se il problema fosse realmente lo scostamento, minimo, rispetto alle previsioni, le stime di Tria chiuderebbero l’incidente. La Lega spera che sia così, che il caso si chiuda il 9 luglio per poi ridiscutere la legge di bilancio con una nuova commissione. Non andrà così. Se anche Ecofin chiudesse la questione, sarebbe solo per riaprirla subito dopo con la manovra. Nel mirino c’è l’intera politica economica del governo gialloverde. Dunque, in concreto, la legge di bilancio. E’ su quella che Tria cerca il «compromesso» ma trovarlo non è facile. In ballo c’è la sorte del governo e probabilmente anche della legislatura: quel che Conte e Tria hanno chiarito oltre ogni ragionevole dubbio nelle ultime 48 ore è proprio che, se la procedura scatterà, non resteranno al loro posto. Il governo non ci sarà più.

Resta però da vedere quanto è disposta a concedere la Ue per arrivare a quel compromesso e quanto è pronta a ingoiare la maggioranza. In particolare per la Lega è una scelta difficile: Salvini, in materia di conti, dovrà accettare di pesare molto meno, col 34%, di quanto non contasse un anno fa con il 17%. Dovrà abbassare il tiro sulla Flat tax perché, come afferma Tria, «la riduzione della pressione fiscale è favorevole allo sviluppo se perseguita salvaguardando la stabilità finanziaria». Dovrà probabilmente subire un aumento selettivo dell’Iva. Potrebbe dover dare garanzie sul fatto che Quota 100 resterà davvero in vigore solo per tre anni. Che possa e voglia farlo non è affatto certo.

ANCHE PERCHÉ la tensione potrebbe crescere nelle prossime ore. La nomina di Bagnai a ministro degli Affari europei è in dubbio: la Ue potrebbe non gradire. L’eventuale indicazione di Giorgetti come commissario europeo potrebbe essere bocciata dall’aula, e tutto diventerebbe ancora più difficile. Senza contare qualche tensione interna che permane perché sulla Tav Conte non scioglie la riserva: «Decideremo in modo responsabile dopo l’interlocuzione con Francia e Ue».