«La ricostruzione è all’anno zero». «La luce si è spenta». «Il governo è arrogante e incompetente». Sono le frasi che vanno per la maggiore tra la maggioranza dei sindaci dei 138 comuni del cratere del terremoto dell’Italia centrale che, a due anni dal sisma, sono più soli che mai, ma non hanno alcuna intenzione di restare fermi mentre il loro territorio gli muore tra le braccia: «Scenderemo in piazza a gennaio», promettono. E già in settanta hanno dato il loro ok.

L’invito arriva da Camerino, dove il primo cittadino Gianluca Pasqui già da tempo aveva lanciato l’allarme sulla strategia dell’abbandono che avanza su una zona nella quale in campagna elettorale il Movimento Cinque Stelle e la Lega avevano promesso molto, raccogliendo consensi a valanga. Adesso, però, sta arrivando il momento di fare i conti con la realtà, e il boccone rischia di essere amarissimo per i gialloverdi. I “chaiers de doléances” sono fitti di appunti sulle cose che non funzionano. I sindaci dei comuni più importanti, in questo senso, sono compatti nelle lamentele.

«Il commissario Pietro Farabollini – dice il sindaco di Amatrice, Filippo Palombini, successore del tribuno Pirozzi – è un uomo presuntuoso, approssimativo e inadeguato. Il governo aveva detto che avrebbe passato i poteri ai sindaci, ma in realtà ci trattano come sudditi». E ancora: «Farabollini aveva giurato che sarebbe stato sempre tra di noi, ma io l’ho visto una volta sola. È un tecnico privo di umiltà che si occupa solo di aspetti tecnici, se prende una decisione sulla mia città neppure mi consulta». Altre bordate arrivano da Stefano Petrucci di Accumoli. «Il commissario sta nel suo ufficio e non ha emesso una sola ordinanza – attacca il sindaco –. Non risponde al telefono, neppure se gli invii un messaggio e gli dici chi sei. Errani lo sentivo tutti i giorni e ci vedevamo due volte alla settimana».

Giusto ieri la fronda ribelle dei sindaci è stata benedetta da Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla segreteria del Pd. «Mi associo alla protesta e faccio anche io appello al governo Conte che con questo commissario sta di fatto boicottando la ricostruzione – ha detto a Ostia, durante una visita al cantiere della “Palestra della legalità” –. Sono stati bloccati i fondi per gli stipendi dei dipendenti della ricostruzione e la Regione si sta facendo carico di pagarli». Zingaretti affronta anche l’annoso problema della rimozione delle macerie, ancora ferma al 50%: «La Regione sta anticipando tutto per evitare di bloccare i lavori. Il governo sta abbandonando questi territorio. Conte doveva riceverci la settimana scorsa ma all’improvviso ha annullato l’incontro».

Farabollini, che almeno in teoria sarebbe il più tecnico dei commissari al terremoto (dopo Vasco Errani e Paola De Micheli), risponde da politico, cioè entrando nel merito delle questioni solo quando gli fa comodo. «Non capisco perché le proteste si alzino solo adesso», ha detto, dimenticando forse che certe cose si dicono da anni. Seguono le giustificazioni: «Ho bloccato il nuovo ospedale di Amatrice perché il governo tedesco, che aveva donato 6 milioni di euro, ha posto dubbi sull’area scelta. Le scuole che non partono a Camerino? Stiamo scoprendo vincoli e cambi di progetti». Sui sindaci inascoltati, Farabollini sceglie di rifugiarsi in trincea. «Ho una segreteria, un’email istituzionale e una Pec. I sindaci chiedano un appuntamento e lo avranno».

Chiusura con lavata di mani: «Comunque non decido io le cose. Faccio il portavoce e relaziono al sottosegretario Vito Crimi». Cioè a uno che nel cratere non si è fatto vedere mai. Anzi no, una volta sola per inaugurare il centro commerciale-ecomostro sulla piana di Castelluccio.